Comunicare idee e valori… il messaggio di Luigi Amicone

LUIGI AMICONE è direttore responsabile del settimanale “Tempi”, giornale di cronaca, giudizio, libera circolazione di idee, espressione di Comunione e Liberazione. Luigi Amicone inizia l’avventura professionale di Tempi dopo la chiusura del “Sabato”. Dove si occupava degli esteri. Luigi Amicone ed alcuni amici non hanno voluto troncare l’esperienza del giornale. Arrivavano da un giornale cattolico, Amiconi era già nel Movimento di Comunione e Liberazione da quando avevo 15 anni, e il desiderio era mantenere la bandiera, la nostra, ma senza avere la presunzione di fare una battaglia culturale. All’inizio partirono in tre: Luigi Amiconi, Sergio Scalpelli e Vicky Festa, anche se gli ultimi due quasi subito hanno abbracciato il progetto editoriale di Giuliano Ferrara: “Il Foglio”. Nell’agosto del 1995 Tempi esce nelle edicole settimanalmente, otto pagine illustrate con disegni poi con il tempo il giornale è cresciuto anche grazie alle collaborazioni di Renato Farina a Antonio Socci.

L’obiettivo di Tempi è un obiettivo di carattere laico, con la volontà di creare relazioni partendo dalle persone ma anche combattere per dei valori:

È un giornale che vuole contribuire alla ricostruzione di un paese diviso, disorientato umiliato.

È un giornale che si mette al servizio di un’intelligenza laica e che intende farsi promotore di una visione aperta, antiideologica, realistica, positiva e dinamica della società italiana.

È un giornale che intende mobilitare l’attenzione dei giovani stretti tra omologazione culturale, irresponsabilità politica e depressione sociale.” (dalla home page del sito di “Tempi”)

Luigi Amicone è stato poi impegnato in una lunga e vincente battaglia contro il referendum sulla fecondazione assistita, girando in lungo e largo l’Italia insieme a Giuliano Ferrara, impegnandosi in dibattiti e tavole rotonde.

“Il nemico di Dio è la “morale” dice Luigi Giussani. Ma dove finisce la tecnica e dove comincia la natura?, o ancora: ma esiste ancora una natura, visto che l’uomo l’ha plasmata e può continuare a farlo modificandola radicalmente a suo piacimento? Ora, alle tante obiezioni che si potrebbero avanzare su questo versante quella più decisiva mi sembra la seguente, sempre di Giussani: “Non ti stai dando le unghie dei piedi, non ti stai dando niente, niente! Ma guarda che ci sono poche cose così pacificanti come questa: tu sei ‘fatto da’, sei fatto da qualcosa d’altro; tu sei quel livello della natura in cui la natura si accorge di non farsi da sé… Io sono l’autocoscienza del mondo”. Vale a dire: ci sono, potrei non esserci adesso – un aneurisma, un infarto, un embolo, dacci sotto con la fantasia, fratello – c’è qualcosa a cui appartengo inesorabilmente, da cui dipendo ontologicamente un quid, un mistero. Fratello Kafka direbbe che “le cose comuni sono per se stesse miracoli, il palcoscenico non è affatto buio, è inondato dalla luce del giorno. Perciò gli uomini chiudono gli occhi e vedono così poco”. Perfino Sartre, il re del niente, in uno dei suoi rari momenti di assenza di mal di mare, in una osservazione sociologica ma sana (giacché il suo imprinting psicologico fu “la nausea”), ammette sopra a ogni ripiegamento su se stesso in nome della suprema “estraneità” di cui ha lastricato una comoda ideologia borghese, che “tutto ci viene dagli altri” e che “Essere è appartenere a qualcuno”. E’ chiaro che quella di Giussani, e in seconda battuta quella di Kafka, in terza quella di Sartre, non sono immediatamente notazioni su creativismo o evoluzionismo. Il fatto che siamo stati fatti come dice la Bibbia (“a immagine e somiglianza di Dio”) o che siamo stati buttati giù da una qualche stella da un Padreterno remoto e capriccioso che si è divertito a prendere in giro creazionisti e darwinisti, non c’entra nulla con un’osservazione che è attuale, lo capisce anche un bambino, non si può non ammettere come self-evident (John Henry Newman). E l’osservazione è che“sono fatto adesso, creato istante per istante, non sono io che decido che il mio cuore batta, non sono io che decido di darmi la vita in questo momento” (Dall’articolo Perché non voglio dare i figli in pasto al Gusto e al potere).

Di Luigi Amicone si ricorda poi il libro “Sulle tracce di Cristo – Viaggio in Terrasanta con Luigi Giussani” edito da Rizzoli.

Ti Aspettiamo alla Tendopoli 2005…