In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.
RIFLETTI
Tu, Gesù, arrivi sempre, per fortuna, quando si “fa sera”: “Il giorno cominciava a declinare” e i discepoli preoccupati di “riempire la loro pancia” Ti consigliano: “Conceda la folla”. Rispondi loro a viso duro: “Dategli voi stessi da mangiare”. Si guardano intorno, non possono capire e borbottano: “Non abbiamo che cinque pani e due pesci”, che pretende, siamo affamati noi e Lui ci chiede di sfamare gli altri”.
Tu non molli. Un’altra sera, mentre tristi e delusi vanno verso Emmaus, Ti fai loro compagno di viaggio. Ascolti i loro problemi, dai una spiegazione alle loro delusioni, ed essi Ti supplicano: “Il giorno volge al declino resta con noi”. T’invitano a mangiare, condividono il “poco pane” che sono, impastato di sconforto, e Tu fai lievitare il loro cuore deluso. Diventano Pane e senza indugio partono per spezzarsi per amore. E’ meraviglioso Gesù: E’ proprio sfamando gli altri che si sfama la propria vita. Dare quel poco che abbiamo, siano pani o pesci, gioie o dolori, fallimenti o successi, sazia la vita. La vita vive di vita donata. Chi dona non diventa mai povero. Gesù quando “si fa sera”: Se guardando i miei meschini “cinque pani e due pesci”, mi viene la tentazione del “noi credevamo che”, del tornare indietro, del non accettare la quotidianità, Tu fermati, condividi quel poco che sono, entra nella mia casa, siediti con me al banchetto, accetta le mie povere vivande, le mie paure e i miei limiti perché diventino, trasformate dal tuo amore, il tuo corpo.