Emma Bonino ministro: una scelta che divide
Sul piano politico e storico contestiamo fermamente il fatto che nella compagine governativa guidata da Enrico Letta sieda anche la radicale Emma Bonino. Sarà lei a rappresentare l’Italia all’estero.

Nella galassia movimentistica radicale, proprio Emma Bonino è identificata come la quintessenza, il simbolo paradigmatico, la cifra autentica di quella cultura necrofila che sta dilagando nel tessuto sociale del nostro Paese in maniera sistematica e pervasiva, grazie anche ad iniziative politiche che paiono sempre più espressione di una nuova Kulturkampf. L’interruzione volontaria della gravidanza, la contraccezione abortiva, la sterilizzazione, l’ideologia omosessualista, il suicidio assistito, l’eutanasia, sono tutte forme di una medesima concezione antropologica che è contro l’uomo.
Non possiamo non fare nostro il giudizio espresso su Emma Bonino dal settimanale Famiglia Cristiana, nell’editoriale intitolato “Il mondo cattolico: «No a Emma Bonino»”, pubblicato lo scorso 16 aprile: «(Emma Bonino) gode di buona stampa, riscuote grande simpatia tra gli intellettuali, ogni giorno decine di sondaggi la danno per favorita in virtù del suo essere donna e delle sue battaglie laiciste. Insomma, alle élite del nostro Paese la leader radicale piace. Molti però sorvolano su un piccolo particolare: alle ultime elezioni politiche la lista in cui era candidata la Bonino, “Amnistia Giustizia Libertà”, ha preso alla Camera dei deputati la percentuale dello 0,19%, cioè 64.709 voti restando fuori dal Parlamento. E dal punto di vista politico e culturale non rappresenta affatto il mondo cattolico, ma incarna piuttosto una cultura radicale libertaria che nulla ha a che vedere con le posizioni e la sensibilità di chi, anche da laico, si batte, Costituzione alla mano, per difendere la famiglia come “società naturale fondata sul matrimonio”. La sua linea, ribadita da anni di campagne e scioperi della fame, è chiara: depenalizzazione di tutti i tipi di droga, divorzio breve, apertura ad ogni tipo di famiglia comprese quelle composte da coppie omosessuali, eutanasia, liberismo sfrenato in economia, abolizione della legge 40 sulla fecondazione assistita, accettazione dell’ideologia del gender secondo la quale, come ha ricordato Benedetto XVI, «l’uomo contesta di avere una natura precostituita dalla sua corporeità che caratterizza l’essere umano. Nega la propria natura e decide che essa non gli è data come fatto precostituito, ma che è lui stesso a crearsela». E poi ancora: aperture sulle banche del seme e all’utero in affitto. Senza dimenticare che la Bonino entrò in Parlamento la prima volta nel 1976 sull’onda della notorietà conquistata quando aiutava le donne ad abortire illegalmente a domicilio. Una pratica che lei stessa descrisse in un’intervista: “Gli aborti”, spiegò, “vengono fatti con una pompa di bicicletta, un dilatatore di plastica e un vaso dentro cui si fa il vuoto e in cui finisce il contenuto dell’utero. Io uso un barattolo da un chilo che aveva contenuto della marmellata. Alle donne non importa nulla che io non usi un vaso acquistato in un negozio di sanitari, anzi è un buon motivo per farsi quattro risate”».
Uno degli impegni istituzionali che vedranno la presenza del neo ministro degli affari esteri sarà, tra gli altri, anche quello relativo alla solenne celebrazione dei Patti Lateranensi tra Stato e Chiesa, definiti dalla stessa Bonino come «infausti» in un suo articolo pubblicato il 21 febbraio 2005 sul quotidiano “L’Unità”. Ci chiediamo con quale spirito parteciperà – se parteciperà – la neo ministra, che da sempre si batte, con lo spirito visceralmente anticlericale che la contraddistingue, per l’abolizione del Concordato con la Chiesa Cattolica.
I radicali, esigua minoranza capace di avocare a sé un potere artificioso attraverso mezzi sproporzionati e grazie a connivenze trasversali, possiedono la capacita diabolica di inoculare virus esiziali nel tessuto sociale del popolo italiano. Anche per questo, Emma Bonino non può rappresentare la nostra nazione come ministro degli affari esteri.