Avrete sentito parlare di un grande filosofo morto 45-46 anni fa, Walter Benjamin, di origine ebraica che viveva in Germania: si ammazzò perché era braccato dalla polizia tedesca. Prima di ammazzarsi però scrisse su dei foglietti volanti dodici o quattordici tesi.
In una di queste tesi racconta una parabola: c'era una volta un automa che giocava a scacchi con un uomo e vinceva sempre; si alzava un campione, si sedeva un altro e perdeva. Vinceva sempre l'automa. La spiegazione: all'interno dell'automa c'era un nano di intelligenza diabolica, goffo, brutto, storpio, il quale attraverso una serie di apparecchi, relè, specchi, riusciva a vedere la scacchiera e suggeriva tutti i movimenti adatti, sicché vinceva sempre lui. Nella parabola di Walter Benjamin l'automa è la storia dei potenti, dei signori, dei ricchi, dei garantiti, di quelli che vincono sempre; il nano è la teologia, il sapere, la scienza asservita al carro dei potenti.
L'uomo perde sempre: è il simbolo dei poveri, degli indifesi, dei non-garantiti, di coloro che le prendono sempre. Allora, dice Walter Benjamin, noi dobbiamo tifare per l'uomo; verrà il momento in cui l'uomo finalmente si alzerà vincitore da questo torneo. Come fare? Lui dice così (sono delle tesi che hanno il valore quasi di un testamento): "ogni uomo in tutto il cosmo, nell'universo, rappresenta una porticina, una fessura attraverso la quale la fede, la speranza, possono entrare nell'umanità e alla fine l'uomo avrà partita vinta". Io penso che noi non dobbiamo stancarci di tifare per l'uomo: l'uomo avrà partita vinta! (Mons. Tonino Bello)