Padre Mario Bartolini e la difesa degli indios

Padre Mario Bartolini, 70 anni, di Ascoli Piceno, Passionista, da 31 anni nella selva peruviana, regione San Martín, provincia di Yurimaguas.

 

In questi giorni la stampa nazionale sta diffondendo l’opera di questo missionario che con una piccola radio comunitaria diffonde dignità e diritti umani fra gli indios dell’Amazzonia peruviana. Anche a costo della diffamazione, del carcere o della probabile espulsione dal paese. Un italiano è alla guida della rivolta degli indios peruviani che chiedono al governo di fermare la distruzione della foresta amazzonica. Padre Mario Bartolini, sacerdote di origini ascolane che da anni vive nella provincia di Lamas, rischia l’espulsione e la condanna per terrorismo. Bartolini è cittadino italiano ed è in Perù grazie a un visto: il governo potrebbe non rinnovarglielo. Le sue colpe? Aver appoggiato la protesta dei nativi di quelle zone che si oppongono al trattato di libero commercio con gli Stati Uniti (TLC), che prevede, appunto la deforestazione e lo sfruttamento di enormi fette della foresta, con conseguenze inimmaginabili per le popolazioni che vi abitano.

Ecco cosa ha raccontato: “Il procedimento va avanti. Siamo alla prima fase, vediamo cosa succede… Mi accusano di  essere un agitatore sociale, un terrorista, di interruzione di pubblico servizio, di apologia di reato… Ma sono solo accuse inventate dal governo e dai gruppi di potere che vogliono mettere a tacere le proteste degli indios. I nostri fratelli indios e i contadini che fino a ieri venivano trattati come schiavi, come muli, sfruttati in ogni modo, oggi si sono svegliati ed esigono il rispetto dei suoi diritti e della sua dignità. Lottano per il diritto alla loro terra, una terra che li appartiene da sempre, una cosa che il governo vuole disconoscere. È questo il punto, che sta alla base di questa vasta protesta sociale iniziata già da tempo e che ora sta diventando generalizzata. Vogliamo che il governo fermi i decreti legge per l’applicazione del TLC (trattato libero commercio) con gli Stati Uniti, decreti che attentano alla dignità e ai diritti del popolo amazzonico“.