Intervistato Luigi amiconi: direttore di Tempi

D. Secondo lei, dove può un giovane trovare il coraggio di rimanere sé stesso senza essere ingoiato dalla società, da tutto quello che ha intorno? Ovviamente parliamo di un giovane che abbia ideali come i nostri
R.
Allora, innanzitutto cercando degli altri giovani, delle persone che sentano la stessa urgenza di ricerca, diciamo… di ideali, eccetera… come compagnia e come guida, perché si ha bisogno, in questa ricerca, di persone che l’abbiano passata prima e ci aiutino, no? Quindi la ricerca di maestri. Come facciamo a sapere se sono buoni o cattivi? Con l’esperienza, se sperimentalmente ti fanno essere più te stesso, ti fanno stare bene

D. Però al giorno d’oggi è difficile riconoscere la presenza di un qualcuno al di sopra di noi che ci ha creato… secondo lei a cosa è dovuta questa mancanza di riconoscenza, di riconoscimento appunto di qualcosa di più grande?
R. Deriva da una mentalità libresca, televisiva, chiacchierona, che al contrario della cultura vera non ci aiuta ad entrare nella nostra esperienza, nella nostra umanità, ma ci aiuta a ripetere le chiacchiere, parole sentite dire in giro, pronunciate da questo e quello… mentre la questione di Dio, come dicevo prima… se uno riflette su sé stesso, si osserva nella vita normale capisce che è un problema di tutti.

D. Non è un po’ in contrasto con l’idea di un Dio Amore, di un Dio Vita, questa forma di pessimismo, tipo “il mondo è nella menzogna”, oppure vedendo tutti i problemi che ci sono?
R. Questo ce l’ha detto Gesù, no? Quando nel vangelo di Giovanni dice ai suoi discepoli “guardate che il mondo è nella menzogna”, vuol dire che a causa di quel peccato originale, l’uomo cerca di confondere sistematicamente, cerca di rendersi autonomo da quello che è… allora non è un problema di Dio, è un problema nostro, la nostra ribellione sistematica, no? E Dio è Amore, è Vita, il problema è che l’uomo si ribella a questo, e quindi costruisce sistemi così perfetti in cui non è neppure necessario Dio

D. Potrebbe chiarire un po’ meglio il fatto della ricerca di Gesù? Non tutti sono riusciti a capire ciò che è stato detto al riguardo della presenza di Gesù qui…
R. Allora, uno viene nella Tendopoli, e continua ad andare in parrocchia… si, magari lo fa perché è un posto dove ci si trova insieme, in compagnia… invece del bar vanno lì… non lo dico in senso negativo… invece della discoteca va alla Tendopoli…

D. Vista come aggregazione, insomma?
R. Perfetto, perfetto… se quella è l’occasione, però, non bisogna fermarsi al fattore esterno, cioè, perché se no non si capisce perché non vai in discoteca… cioè, vai in discoteca, piuttosto. Allora per non fermarsi a questo fattore esterno bisogna affrontare il problema di Gesù, cioè bisogna conoscerlo, studiarlo… studiare vuol dire leggere il Vangelo e comprenderlo… io direi di leggere qualcosa di Ratzinger, leggere qualcosa di don Giussani, no? Insieme a chi? Alle persone più grandi che possono aiutare ad approfondire la questione. Quindi è un lavoro, Gesù è una questione di lavoro. Gli amici di Gesù non è che l’hanno conosciuto così… è arrivato Gesù, ha detto “sono Dio”… come sono arrivati ad una persuasione? Vivendo con lui, fisicamente… come fai a sapere se una ragazza è quella della tua vita o una tua amica? Insomma, vivendo con lei, col tempo si chiarisce (ovviamente non si riferisce alla convivenza che sostituisce il matrimonio, n.d.R.)… non è che vai a casa pensi ma, si, forse… no! Col tempo, che implica una convivenza piena di lavoro però; bisogna studiare, studiare, lavorare

D. Ultima cosa, una piccola provocazione… abbiamo detto “se l’uomo deve cercare di scoprire la sua essenza…” e, diciamo, “appartenere all’altro vuol dire anche, in un certo modo, giustificare la forza nel momento in cui serve, e questo fa parte dell’essenza dell’uomo…”, non si corre il rischio di giustificare anche Caino?
R. No, perché Caino non era provocato… cioè, non è che Abele l’ha aggredito, gli voleva spaccare la testa… era Caino che scientemente decideva, no? Io dico una cosa… dico che questo dialogo che facciamo deve sempre essere immedesimato con la realtà, partire sempre dalla realtà, cioè non esistono delle regole astratte… generali, bisogna partire dalla realtà, cioè se mi entra un leone in casa bisogna abbatterlo… però non è che è normale andare in giro a sparare ai leoni che sono negli zoo. Se un poveretto, come in Kossovo, viene sistematicamente perseguitato, annientato, bisogna fare in modo che qualcuno si frapponga

D. Lei, che è molto più giornalista di noi, come spiega il fatto che pur essendoci nel mondo tante situazioni difficili, tante volte ne vengono messe in luce solo alcune e ci si dimentica completamente di altre?
R. Certo, questo fa parte di quello che dicevamo prima, il mondo è nella menzogna, è dentro la questione dei poteri. Chi ha il potere più forte, chi ha la mazza più forte, decide come la televisione agisce… diciamo che la televisione decide quale situazione si deve illuminare di più… e naturalmente non è che la gente se ne rende conto immediatamente… perché se tu la televisione la pensi come un teatro, se ti fanno vedere il piccione pieno di petrolio, e dicono “questo è il frutto di chissà che cosa”, e poi invece è un piccione che hanno riempito loro di petrolio e sono in una casa invece di essere nel deserto, questo non lo puoi sapere, no? Per questo dico, e su quello siamo in un certo senso impotenti, dobbiamo mettere in conto questa situazione, ma allora? Siamo destinati ad essere strumentalizzati dal potere? No, perché attraverso Cristo possiamo essere liberi anche dentro questi condizionamenti. Questa è un’esperienza che si arriva a capire col tempo.