La parabola del  SEMINATORE (Matteo 13,1-23,)

Prima meditazione

[1] Quel giorno Gesù uscì di casa e si sedette in riva al mare. [2] Si cominciò a raccogliere attorno a lui tanta folla che dovette salire su una barca e là porsi a sedere, mentre tutta la folla rimaneva sulla spiaggia. [3] Egli parlò loro di molte cose in parabole. E disse: "Ecco, il seminatore uscì a seminare. [4] E mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono. [5] Un'altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c'era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo. [6] Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò. [7] Un'altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono. [8] Un'altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta. [9] Chi ha orecchi intenda.

 

1- Siamo amati

Il seminatore che esce a gettare il grano, altro non è che  la presentazione semplice, immediata del miracolo di Dio che esce dal suo  seggio di gloria e va incontro all’uomo… a me, per donare al mondo la Speranza, il Seme, la Verità.

– Amato come uomo

La prima immediata riflessione che emerge dalla parabola, è la percezione di essere amato e di essere amato per primo.  Dice il Santo Padre: “ Mi ha amato per primo, prima che io stesso fossi in grado di amare. Soltanto perché lui mi conosceva e mi amava di già sono stato creato. Quindi non sono stato catapultato nel mondo dal caso, come dice Heidegger, e non devo ora verificare come posso nuotare in questo oceano, ma sono stato preceduto da un’idea, da un amore di cui  si intesse il fondamento della mia esistenza”. .

Allora la consistenza della mia vita  è Qualcuno che mi ama, e perché mi ama mi chiama all’esistenza. La mia vita esiste perché lui mi ha creato amandomi e continuamente si prende cura di me. Io sono Qualcuno che mi ama. “ Ciò che conta per ogni uomo, ciò che solo conferisce importanza  alla sua vita è il sapere di essere amato. Proprio coloro che si trovano in situazioni difficili resistono se sanno che qualcuno li aspetta, se sanno che qualcuno li vuole e ha bisogno di loro. Dio esiste fin dal principio e mi ama. Questo è il fondamento fidato su cui poggia la mia vita e a partire dal quale posso  progettare la mia esistenza.” ( Ratzinger)

– Amato come marito e moglie

Non solo la consistenza della mia vita è l’essere amato e voluto, ma anche la consistenza del mio partner è l’essere  amato e voluto. Quindi noi, come coppia, siamo abitati dallo stesso amore e  dallo stesso seme.  Dal momento che stiamo insieme, è questa presenza, l’amore riversato su di noi, cioè Gesù,  che da la vera dimensione al nostro matrimonio. Non siamo più noi che viviamo ma Gesù che vive in noi. Il matrimonio è il terreno dove  dobbiamo far germogliare questa presenza che ci abita. La consistenza allora della vita matrimoniale è la percezione di questo amore gratuito donato che ci unisce che siamo chiamati a custodirlo per farlo maturare.  Dice il Santo Padre. “L’amore è la legge e lo scopo fondamentale dell’esistenza. L’amore non può essere prodotto, ci viene donato.

“L’amore umano racchiude sempre in se una pretesa di eternità. L’amore è una obiezione alla morte, come ha detto una volta il filosofo francese Gabriele Marcel. Quest’amore si trasforma conseguentemente da promessa in realtà, una realtà che noi rispettiamo nella misura  in cui è avvolta da un amore  che conferisce davvero eternità. Marcel riteneva che dire ad una persona “ti amo” equivaleva adire, mi rifiuto di accettare la tua morte, protesto contro la morte”.

Dimenticare questo è cadere nella disperazione, nella situazione che vive  l’uomo contemporaneo che si sente, a dire degli psicologi,  orfano, privato di un padre che lo ama. Quando si  percepisce l’assenza dell’amore, allora l’uomo si sente insicuro e gira ramingo nel mondo questuando  amore d’occasione nei centri commerciali dell’oblio.

Davanti all’insicurezza che viene gettata addosso ai giovani, alle famiglie, alla società in genere, assumiamo l’atteggiamento del  piangere, lamentarsi,  e fuggire dalla realtà.

2- Scoprire l’amore.

“Viviamo in un mondo, ha detto l’allora cardinal Ratzinger,  in cui la tentazione di far a meno di Dio si è fatta molto forte. La nostra cultura tecnologica e del benessere poggia sulla convinzione che in sostanza tutto è fattibile. Naturalmente se i presupposti sono questi la vita si esaurisce in  ciò che può essere fatto, prodotto, dimostrato da noi. La questione di Dio esce di scena”. E’ noto il detto “se Dio esista o non esista a noi non interessa”.

Tuttavia a questo uomo che ha messo fuori scena Dio, ma che vive come Adamo, nascosto, insicuro, ramingo, i sposi cristiani sono chiamati a ridestare la nostalgia di Dio testimoniando l’amore. Per far questo è necessario l’attenzione alla sua presenza  e l’accettazione della sua proposta.

L’attenzione comporta di vivere tenendo presente che la sua presenza è non solo nella mia vita e nel mio cuore ma in tutta la storia, nel mondo. Lui è il nuovo che abita la mia famiglia che devo far accadere. Il Santo padre parlando del suo rapporto con Gesù afferma: “Lui è sempre presente. E Lui sa comunque chi sono e che cosa sono. A maggior ragione avverto l’esigenza di invocarlo, di comunicare con lui. Per me è in qualche modo normale avere sempre la possibilità , nel quotidiano, di rivolgermi a lui. 

E’ chiaro che la mancanza di attenzione a questa presenza, la mancanza di preghiera,  può far atrofizzare la percezione della presenza che ci abita.  “E chi non ha più capacità di ascolto, non è in grado neanche di parlare, perché sordità e mutismo vanno di pari passo. E’ come se si dovesse apprendere la lingua madre. Lentamente si impara a decifrare i segni di Dio, a parlare questa lingua e a comprendere Dio, per quanto in maniera inadeguata. Gradualmente poi si imparerà a pregare personalmente, e a parlare con Dio, prima in maniera molto infantile – in certo senso rimaniamo sempre bambini- ma poi sempre di più con le proprie parole”.

Se l’attenzione alla sua presenza genera il desiderio di seguirlo, il passaggio seguente è l’accettazione di questo seme. E’ andare a vedere, ma soprattutto è fermarsi. Stare con lui, rimanere. Accettare e ri-manere è  lo stesso atteggiamento di chi , incontrato l’amore vuole vivere con Lui. E’ seguirlo per andare a vedere quale è la sua dimora.

L’indicazione della sua casa: “Maestro dove abiti?”,  ci viene data nel capitolo 12 del Vangelo di Giovanni: a coloro che “volevano vederlo” e farlo re, lui rispose: “se il chicco di grano non muore rimane solo se muore porta molto frutto.” Ecco l’abitazione di Dio, ecco il nido della vita, il cuore del mondo. Un appartamento interrato.  Ma in quello stesso capitolo, Giovanni mi dice anche come poterlo trovare: “chi ama la propria vita la perderà” e solo chi perde la propria vita, chi è disposto a farne dono, si colloca in prospettiva giusta e può trovarla. Devo essere disposto a donare me stesso.
Concretamente: Riscopre la preghiera in famiglia e convincersi che la vita matrimoniale è un terreno fertile e creativo ma la condizione  per sperimentarne la bellezza è donare-perdere la vita per amore.

Domande per la riflessione:

  1. Della parabola che cosa ti ha impressionato? Perché?
  2. Sei consapevole che la consistenza della tua vita e della tua famiglia,  è Dio che ti ama?
  3. L’attenzione alla sua presenza è preghiera, l’accettazione è vivere il suo metodo di dare la vita: nella famiglia  c’è l’attenzione e l’accettazione?
  4. Perché l’amore è l’obiezione alla morte?

 

SO DI ESSERE AMATO
di Primo Mazzolari

Cristo, so di essere amato per quello che è propriamente mio: la mia povertà; e sento il bisogno di amare per quanto in proporzione mi venne e mi viene ogni giorno perdonato.

Credo nell'inestimabile dono della libertà, che illumina ma non costringe.

So di portare dentro la presenza, il fermento di una speranza che va al di là della brevità della nostra giornata.

Sento che la vita ha un ordine di sacrificio a cui non ci si può rifiutare, senza sentirsi colpevoli; la vita è un dovere, la vita è un costo, la vita è un impegno, la vita bisogna guadagnarsela.