La famiglia: Epifania dell’amore di Dio
[31] Un'altra parabola espose loro: "Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. [32] Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami". [33] Un'altra parabola disse loro: "Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti" (Matteo 13,31-32).
Il chicco – Gesù: fonte di vita
Nella scheda di ottobre abbiamo visto il Seminatore , il Padre che scende a seminare, sul terreno dell’uomo, la sua Parola. In questa scheda che ci prepara a vivere il Natale, vorrei fermare la mia e la vostra riflessione sulla parabola del granello di senape. Il seme gettato è Gesù stesso, è la Parola che si e’ fatta carne, che rende possibile la speranza, e ci coinvolge nell’opera della salvezza. Gesù seminato, gettato dal Padre, nel terreno della storia, è Natale..
Attenzione! Non è opinabile la presenza di Gesù nella storia. E’ un fatto successo. L’uomo , il terreno dell’uomo, è abitato.
Nella scheda di ottobre, abbiamo anche visto, come anche la coppia, come tale, è abitata dall’amore, ed è chiamata a far fiorire l’amore. Compito della coppia è testimoniare nella vita la maturità dell’amore. Anche questo non è opinabile nella coppia cristiana. Lui vuole crescere, lui deve crescere e, di conseguenza, come diceva Paolo, io diminuire. Tutta la vita della coppia si gioca nel rapporto con questo seme che la abita, o se volete, con questo lievito che desidera crescere per diventare cuore della coppia.
Il tempo dell’avvento è il tempo opportuno per vivere questa attesa, per vegliare sul seme che cresce, per prepararsi al Natale.
Propongo tre piste di riflessione in vista del Santo Natale
- la dimensione sponsale (Natale come accoglienza dello Sposo);
- la dimensione genitoriale (Natale come accoglienza dei figli);
- la precarietà (Natale come accoglienza del precario).
1. Natale in chiave sponsale
La famiglia è interessata in modo particolare dall’Avvento: essa diventa protagonista, poiché l’Avvento prepara la venuta del Signore che si fa uomo (“carne”) per mettere su famiglia tra noi (il testo biblico dice “ha piantato la sua tenda tra di noi”.). Il messaggio che emerge in questo tempo di Avvento è:
- Dio è venuto a mettere su casa nella nostra casa;
- la venuta del Signore tra noi è passata attraverso la famiglia. Senza di essa non sarebbe potuta avvenire;
- la venuta di Gesù è presentata nel Vangelo di Giovanni come un matrimonio: le nozze di Cana sono l’icona del matrimonio di Gesù con la nostra condizione umana. Il mistero dell’incarnazione, infatti, non è una visita (un episodio). Per questo se ne parla come di uno sposalizio: un fatto non occasionale, ma permanente, irreversibile. L’Avvento dunque non è passato, ma, cominciato nel passato, continua nel presente e nel futuro, è qualcosa che permane.
L’Avvento e tutto il tempo di Natale, rappresentano per eccellenza la festa della famiglia; si tratta di un appuntamento speciale per noi e per il nostro vissuto di coppia..
Contemplando il mistero del Natale si vive un tempo particolarmente favorevole per sviluppare la spiritualità della famiglia. Il tempo di Avvento è il tempo dell’accoglienza e della contemplazione del mistero dell’incarnazione. Prima ancora che sul Bambino e sui bambini, il mistero dell’incarnazione verte sulla coppia: nella coppia Dio ci chiama ad essere epifania del suo Amore, delle sue nozze con l’umanità. Nessuno più della coppia può essere manifestazione dello sposalizio di Dio con l’umanità. Il volto umano di Dio è la moglie per il marito ed il marito per la moglie.
Chiediamoci allora:
- il nostro convivere è diventato una realtà opaca, banale, normale, a cui non si pensa più, perché è ormai scontata, o è un mistero tutto da scoprire e contemplare?
- Come guardo l’altro? Come una compagnia scontata, o come l’icona del Dio- sposo?
La convivenza della coppia è fatta non per essere consumata, ma contemplata. L’idea del Natale è tradizionalmente legata al presepe, ma noi dobbiamo legarla prima di tutto alle nozze.
La contemplazione dell’altro è saper riconoscere nel suo volto una finestra da cui si affaccia il Dio- sposo, il Dio- amore che è venuto a fare famiglia con noi.
2. Natale in chiave genitoriale
Natale (che viene dal verbo nascere) è l’accoglienza del bambino, è l’accoglienza di Dio che si è fatto bambino. In ogni gestazione e in ogni nascita continua il mistero dell’Incarnazione.
Tagore, poeta indiano non cristiano, scrive che “ogni volta che nasce un bambino è il segno che Dio non si e’ ancora stancato dell’uomo”, riconoscendo che in ogni nascita Dio ci fa sperimentare quanto ci ama.
Alla luce del Natale, infatti, Dio ci fa conoscere per esperienza diretta fino a che punto è giunto il suo amore per noi: ci ha dato il suo Figlio unico. Allora il mistero dell’Incarnazione nella nostra storia di famiglia si concretizza e si attualizza, nel rapporto con i bambini, precisamente perché il bambino è il passaggio che ha scelto Dio per essere con noi. Sono frutto dell’amore Amato.
Chiediamoci a questo punto:
- In che modo noi accogliamo, guardiamo, ci rapportiamo ai nostri bambini?
- Il nostro rapporto genitoriale è ispirato da questa luce del Natale o gestito istintivamente?
Abbiamo bisogno di uno sguardo contemplativo anche nei confronti dei bambini. I bambini sono specchio per il regno dei cieli: “lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite”: questo è il titolo del nostro compito educativo.
3. Natale come riscoperta della precarietà
Dio, l’unico che poteva scegliere dove nascere, ha scelto di nascere in una stalla, per poi morire sulla croce. L’Incarnazione continua oggi nella precarietà, nei poveri. Povero non è chi non ha niente, ma chi è consapevole che “ tutto viene dal Signore”. Le persone che vivono in funzione di Qualcuno che deve accadere non ripongono nelle cose di qua giù la loro speranza: sono pellegrini..
La famiglia cristiana deve incarnare nelle scelte di vita questa dimensione di dipendenza da Dio e di apertura verso i poveri. La famiglia cristiana abita necessariamente la tenda.
Questo significherà domandarci ad ogni Natale: C’è un posto per Gesù nella nostra casa, cioè per i poveri? Il bilancio familiare dovrebbe sempre prevedere una voce per gli ultimi, altrimenti si finisce per tradire il mistero del Natale, passandoci accanto come se fosse qualcosa di scontato.
Facciamo, dunque, il presepe, ma non come soprammobile!
Proposta:
- Fare un biglietto d’auguri per l’altro con: a. un ringraziamento; b. la richiesta di un regalo (non materiale) che desideriamo ricevere dall’altro; c. il rinnovo delle promesse nuziali con parole proprie.
- Inserire un segno visibile della presenza di Dio nella nostra casa (icona, Bibbia aperta, ecc..).