Dal Vangelo secondo Giovanni
“In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

RIFLETTI
Gesù, quando Papa Francesco disse ai vescovi che dovevano puzzare di pecora, molti rimasero sorpresi. Ho ripensato a quest’affermazione riflettendo sulla tua Parola di questa mattina: “Le mie pecore ascoltano la mia voce ed io le conosco ed esse mi seguono”. Papa Francesco ora non c’è più, la sua figura non si vede, la sua parola non si sente ma il profumo rimane. Oggi il nuovo papa Leone XIV, nella prima omelia ha detto: “Chi esercita nella Chiesa un ministero deve sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato, spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo”. Queste parole sono il DNA del pastore. Questo è il profumo di pecora, che seduce e inebria. E’ la voce che le pecore ascoltano, perché è la voce di chi le conosce e le ama. Il profumo diventa voce da seguire, come il neonato che per qualche mese ascolta la madre riconoscendola dalla voce e dal profumo, e la mamma a sua volta riconosce il figlio, lo cerca, lo abbraccia dal suo profumo.
Gesù non mi basterà la vita per ringraziarti per avermi chiamato a camminare avanti al Tuo gregge, Tu lo sai che non sempre è stato facile sparire, farsi piccolo, donarsi senza risparmiarsi. Aiutami, perché spesso pretendo qualcosa per me, ricerco gratificazioni e riconoscimenti. E’ un fatto, Gesù, profumo più di me che di pecora. Aiutami Gesù, perché spesso mi dimentico che guidare il tuo gregge è perdere la vita.