In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
RIFLETTI
“La gente stava a vedere”. Si era fatto buio, le luci si erano spente, si apre il sipario e Tu, Gesù, vai in scena. In alto, dalla croce, dal nuovo trono del potere, dalla nuda cattedra dell’amore, guardi la platea. C’è il popolo che “sta a guardare”. Lo osservi e: “Che male ti ho fatto? Perché ieri mi hai osannato e oggi mi condanni”? E’ sempre così, Gesù, ti avevano seguito finche avevano pane e pesci da mangiare, quando hanno visto che eri condannato, ti hanno abbandonato. E’ un triste rito che si ripete, la gente ti segue quando gli conviene, per avere non per dare: “Il popolo, dice Gomez, non acclama chi lo cura, ma chi lo droga”. L’esperienza m’insegna che, se un popolo è incatenato con catene d’oro, alla fine ama le catene.
Tu, Gesù, dall’alto della croce, ascolti coloro che ti sbeffeggiano: ”Ha salvato gli altri salvi se stesso se è lui il Cristo di Dio, l’eletto?”- Che cosa rispondi? “Devi sapere, figliuolo, che a differenza dei Re di ieri e di oggi, Io non voglio salvare me stesso, ma voglio salvare te. Non scendo dalla croce, non fuggo e neanche convoco una conferenza stampa per giustificarmi, la mia Parola crocefissa è l’amore che parla”. Tu lo sai, però Gesù, siamo circuiti e spesso violentati, da tanti Re “salva vita”, venditori di paradisi artificiali, di eterne giovinezze, di creme miracolose, che ci anestetizzano per rubarci la vita. Aiutaci Gesù, perché questi “padroni della vita”, in questi giorni, con un tam, tam martellante sui media, commentando la scomparsa delle gemelle Kessler, hanno celebrato la “morte assistita” come liturgia eroica, dell’uomo “dopato”, che s’illude di salvare la vita. Ultimo palliativo di una cultura di morte. Gesù, la vita come la morte, è un dono, grazie. Morire non è nulla; non vivere è spaventoso.
