Il Vangelo di oggi ci ricorda che è “bello per noi stare qui, facciamo tre tende!” Queste parole sono il cuore della nostra esperienza di Tendopoli. Ma, sappiamo bene che , nello scendere a valle il Signore indicò ai discepoli, il cammino che dovevano compiere, li invitò a vivere la Quaresima in vista della sua morte e resurrezione. Camminare nel tempo, rispondendo ad una domanda precisa:

“Venite dietro di me”, fidandoci di Colui che conosce la strada meglio di noi, è il fascino e il rischio della Quaresima. Vi ricordo allora la regola dei pellegrini, semplice ma non per questo scontata: “Per giungere a ciò che non sai, devi passare per dove non sai”, scrive San Giovanni della Croce. La quaresima è il tempo delle domande, il tempo in cui risuona più forte la domanda sul senso della vita. Viviamo in una società che accumula le conoscenze ma non è più in grado di rispondere alle domande essenziali, quelle veramente decisive.

Abbiamo imparato tante cose ma non sappiamo più dire da dove veniamo, dove andiamo, perché viviamo. La quaresima ci invita a guardare dentro di noi per ritrovare noi stessi e dire ad alta voce quali sono i desideri più profondi: che cosa davvero ci sta a cuore? Per che cosa o per chi siamo disposti a vivere e a soffrire?

Nessuno troverà risposte se non le cerca. Lo ha detto Gesù: “Chi cerca trova”. Se nulla cerchi, nulla troverai, se ti accontenti del poco, poco troverai. È la legge della vita. Se invece, accettiamo la sfida del vangelo…troveremo molto di più di quello che il cuore può desiderare. Non dimentichiamo che Gesù ha promesso di dare la vita in abbondanza (Gv 10,10). La domanda non è segno di debolezza ma un grido di speranza perché svela quel desiderio, nascosto in ogni uomo, di trovare una risposta, una luce, una verità. Perché chiedere se non c’è risposta? E perché gridare aiuto se nessuno risponde? L’inquietudine della ricerca, contenuta in ogni domanda, è preferibile alla vuota sazietà di chi nulla cerca. Il cammino di fede inizia da una domanda: “Rabbi, dove abiti?” (Gv19,17). È la domanda giusta alla persona giusta. L’uomo è bravo a porre domande ma non altrettanto a dare risposte. Gesù invece “sa quello che c’è nel cuore dell’uomo” (Gv 2, 25), “solo Lui lo sa”, disse Giovanni Paolo II all’inizio del pontificato. Solo lui può dare quelle risposte che l’uomo attende e che forse, nel contesto culturale odierno, non osa più nemmeno sperare”.