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In questa liturgia  celebriamo la festa della prima domenica d'Avvento, è l’ inizio di un nuovo anno liturgico. L'Avvento serve a ricordarci come  attraverso i secoli gli uomini abbiano atteso il compimento della promessa di Dio: il salvatore che li avrebbe strappati alla schiavitù e li avrebbe condotti alla terra promessa, noi sappiamo che questa promessa si é realizzata in Gesù Cristo il Messia di Dio, la parola incarnata. La liturgia, come madre premurosa, ci rammenta l'importanza dell'avvenimento e ci chiama a vivere intensamente questa attesa di preparazione alla festa del Natale. Siamo chiamati a prepararci a ricevere il Dio che viene, pieni di speranza e di fede.

Il testo del vangelo di Luca ci invita ad una riflessione sul significato del tempo e della storia alla luce della rivelazione di Cristo. Le parole di Gesù fanno parte del discorso escatologico, che riguarda cioè gli ultimi avvenimenti della storia umana. L'immagine principale, circondata da altre numerose immagini simboliche, é quella della venuta del Figlio dell'uomo.  Con l'aiuto di immagini apocalittiche, paurose e nello stesso tempo consolanti, questo brano descrive il ritorno ultimo del Figlio dell'uomo (la Parusia), che verrà' a celebrare il suo giorno di gloria, però  nello stesso tempo mette in evidenza l'aspetto personale di questo evento universale: la conclusione della nostra vita.

Essa verrà certamente, ma noi non ne conosciamo né le circostanze, né il momento, per cui siamo tenuti ad essere pronti, ad essere vigilanti. Avvertendoci del suo ritorno sempre imminente, Gesù  ammonisce e ricorda all'uomo che deve vivere sapendo di essere un pellegrino su questa terra, poiché un giorno tutti torneremo alla patria del Cielo.

Gesù in questo brano ci rivolge tre inviti:

Il primo é quello della vigilanza non sappiamo quando… quindi dobbiamo vivere la nostra esistenza come "attesa" come "avvento' del ritorno di Cristo, senza  lasciarci incatenare e soffocare dalla dissipazione e dagli affanni della vita.

Il secondo é quello della preghiera: "pregate in ogni momento" . Perché la preghiera mantenendoci in contatto con l'Assoluto non ci fa dimenticare mai il senso e il limite delle proporzioni. La preghiera se é ben compiuta, con amore e con fede, ci fa sentire la nostra fragilità e ci fa vivere nell'attesa gioiosa dell'incontro con il Signore, vincendo le tribolazioni e lottando contro il male.

Il terzo é l'invito alla sobrietà: siamo in pieno cammino, siamo nell'esodo, perciò bisogna trafficare seriamente i talenti, impegnarsi a fondo nel proprio dovere, mettersi a servizio della comunità di fede,  a servizio dell'umanità con il proprio lavoro, ma senza mai lasciarsi travolgere e incatenare dalle proccupazioni.

Riccardo

PILLOLE DI SAGGEZZA:

  • Fissando gli occhi del cuore a Dio che è amore e verità eterna, ci prepariamo a passare dalla fede alla visione (Benedetto di Aniano).
  • Vieni, Signore Gesù (Ap 22,20)