Un aiuto per comprendere il Vangelo della Domenica (30 Luglio 2006)

Gv 6,1-15
Distribuì pane e pesce ai presenti quanto ne vollero

In quel tempo, Gesù andò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi.  Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?».

Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero.

E quando furono saziati, disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.

Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: «Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.

 

Riflessione
La Giornata missionaria mondiale di quest’anno è pertanto in piena sintonia con il contenuto teologico e pastorale del Giubileo straordinario. Ripeto, quindi, con il cuore colmo di sollecitudine: “Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!“. Andiamo al Salvatore, portiamolo a tutti gli uomini! Portiamolo con la forza trascinante e suadente dello Spirito Santo, invocato e ottenuto con la preghiera missionaria!

Portiamolo, unendo le nostre sofferenze quotidiane, anche le più umili e nascoste, al grande sacrificio della Croce, per impreziosirle e dare loro un valore redentivo per i nostri fratelli.

Portiamolo, sostenendo con la nostra solidarietà, con il nostro apprezzamento, con il nostro molteplice aiuto quei generosi che nel distacco più completo lavorano sulle frontiere avanzate del Regno di Dio per l’annuncio del Vangelo.

Mi rivolgo in modo speciale ai giovani, che sono la speranza della Chiesa, la mia speranza. Orientino essi il loro entusiasmo, la loro esuberanza di energie e di sentimenti, il loro ardore e la loro audacia alla santa causa delle missioni. San Francesco Saverio, dalle lontane Indie dove annunciava il messaggio di salvezza, non pensava forse ai suoi numerosi coetanei universitari di Parigi affermando che, se avessero conosciuto gli immensi bisogni del mondo missionario, non avrebbero esitato ad unirsi a lui nella conquista spirituale del mondo a Cristo?
Un impegno entusiasmante, denso di attività vi attende (Giovanni Paolo II – Messaggio per la Giornata Missionaria 1983).


Verso la Tendopoli 2006

L’idea però che l’uomo sia in qualche modo incompleto, costituzionalmente in cammino per trovare nell’altro la parte integrante per la sua interezza, l’idea cioè che egli solo nella comunione con l’altro sesso possa diventare «completo», è senz’altro presente. E così il racconto biblico si conclude con una profezia su Adamo: «Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne» (Gn 2,24). Due sono qui gli aspetti importanti: l’eros è come radicato nella natura stessa dell’uomo; Adamo è in ricerca e «abbandona suo padre e sua madre» per trovare la donna; solo nel loro insieme rappresentano l’interezza dell’umanità, diventano «una sola carne». Non meno importante è il secondo aspetto… l’eros rimanda l’uomo al matrimonio, a un legame caratterizzato da unicità e definitività; così, e solo così, si realizza la sua intima destinazione. All’immagine del Dio monoteistico corrisponde il matrimonio monogamico. Il matrimonio basato su un amore esclusivo e definitivo diventa l’icona del rapporto di Dio con il suo popolo e viceversa: il modo di amare di Dio diventa la misura dell’amore umano (PP. Benedetto XVI – “Deus Caritas Est”).