Agli organi di informazione
Venerdì 12 agosto 2016
COMUNICATO STAMPA N. 7
Quarta giornata di Tendopoli. Relatrice della giornata
la giornalista mussulmana Asmae Dachan.
In serata, dopo un pomeriggio interamente dedicato ad un percorso di spiritualità,
la tradizionale Via Crucis nel piazzale del Santuario.
Domani la conclusione con la Festa dei Giovani
e la santa messa presieduta dal cardinale Pietro Parolin
E’ giunta al quarto giorno la XXXVI edizione della Tendopoli di San Gabriele. Dopo la toccante testimonianza di ieri di Angela Calcagno, oggi è stata la volta della giornalista e scrittrice mussulmana Asmae Dachan, nata in Italia da genitori siriani, autrice anche di un blog “Diario di Siria” nel quale scrive per riscoprire il valore della vita umana. <<Potrei paragonare la mia vita a un ponte, teso, intento a collegare due sponde: la Siria, mia terra d’origine e l’Italia, mia patria adottiva>> così ha esordito Asmae Dachan <<potrei paragonarla anche ad un arco: anch’esso teso, con le sue estremità che si uniscono solo se flesse; nel suo essere curvo diventa uno strumento utile, capace di far arrivare lontano le sue frecce. In questa tensione nasce il mio essere giornalista: a cavallo tra due mondi, intenta ad ascoltare, osservare, indagare due mondi e raccontarli. Il mio essere giornalista mi porta ad ascoltare chi non ha voce, raccontare ciò che non viene detto, rinnegare l’evidenza e cercare ciò che va oltre “le cose note”. Questo è il motivo per cui nel 2013, a tre anni dallo scoppio della guerra, con lo zaino in spalla, sono partita per la Siria. Sono entrata da clandestina passando per la Turchia. In quel momento mi sono sentita clandestina in casa mia. Ma avevo il desiderio di stare tra la gente comune e non entrare lì come giornalista, scortata. Quando sono arrivata in Siria, dal confine turco, ho visto centinaia di migliaia di persone intrappolate in una terra di confine. Il colpo d’occhio, arrivando da lontano, è stato impressionante: un’infinita distesa di tende che sembrano formare una vera città in mezzo agli olivi e alla terra rossa. Una città precaria che è arrivata ad accogliere fino a 28 mila persone, mi raccontavano i responsabili, nonostante fosse stato costruito per ospitarne 2 mila. La tendopoli ospita profughi provenienti da diverse zone della Siria ed è sorta quando la Turchia ha cominciato a limitare gli ingressi. Sono diverse le Ong che operano nel campo, ma il carico è davvero impegnativo e le mancanze, purtroppo, sono molte. Sono stata ospite nella tenda di una giovane madre di tre bambini che, a soli 24 anni, ha perso sotto le bombe il marito e la sua casa. In questa tendopoli si vive nella precarietà, ci sono pozzi ma non acqua corrente. Più della metà delle persone che la abitano sono donne, bambini o uomini mutilati poiché gli altri uomini sono in guerra o sono morti. C’è un’umanità che vive là dentro da 6 anni. E allora ti chiedi perché? E cosa posso fare io? Ti senti impotente. Eppure loro mi dicevano “Noi al di sopra di questo telo, abbiamo le mani di Dio che ci proteggono. Questa Tendopoli è un po’ una scorciatoia per noi, per essere più vicini a Dio”. Ho vissuto sulla mia pelle la paura di quelle persone. Ho sentito il rumore delle bombe. Così al mio ritorno in Italia ho creato un’associazione umanitaria che si raccorda con le associazioni che lavorano sul confine siriano. Raccogliamo ambulanze rottamate, le rimettiamo a nuovo e le carichiamo di farmaci. Siamo dei tramite, dei ponti. Abbiamo deciso di sostenere poi i bambini negli orfanotrofi e le scuole temporanee sia sul confine turco che all’interno del confine siriano. Gli aiuti sono sempre piccole gocce nel mare, ma ci sono. Martedì scorso sono tornata dall’ultimo viaggio. Ero stata lì a gennaio e mi ha rattristato vedere triplicato in sei mesi il numero degli orfanotrofi; vuol dire che tanti bambini hanno perso i genitori. La guerra in Siria dura da 6 anni. Sei anni di quotidiane violazioni dei diritti umani, di bombardamenti, stupri, sequestri, torture, assedi e fughe. La Siria è da tempo scomparsa dalle prime pagine dei giornali, ma i massacri nel Paese mediorientale purtroppo non si sono mai arrestati. Sono tante le infrastrutture civili colpite, compresi ospedali, banche del sangue, scuole e negozi. Le conseguenze per la popolazione civile sono drammatiche. Solo ad Aleppo, dove oltre 300 mila abitanti vivono sotto assedio, sono stati distrutti ben 7 ospedali in una settimana, compresa l’ultima banca del sangue funzionante. La situazione è altrettanto drammatica in altre città, come a Darayya, dove i massicci bombardamenti e l’assedio stanno provocando lo stillicidio degli ultimi abitanti rimasti nella città. E allora ragazzi preghiamo insieme per la pace. Siamo tutti figli dello stesso Dio: cristiani o musulmani non fa la differenza. Il nome di Dio non può essere usato per uccidere, il nome di Dio è amore. E’ una bestemmia uccidere in nome della religione. L’Isis non è altro che un’organizzazione terroristica, una multinazionale del terrore che per darsi una parvenza di legalità usa la bandiera della religione. Dobbiamo combattere insieme questa battaglia culturale>>.
Il pomeriggio sarà invece completamente dedicato ad un approfondimento del proprio cammino spirituale attraverso il silenzio ed il deserto cui si accompagnerà la festa della riconciliazione. In serata, la via crucis sul piazzale del Santuario animata dai ragazzi.
Domani la Tendopoli chiuderà i battenti con la Festa dei giovani e la tradizionale marcia a piedi Isola – San Gabriele. Alle 11.00 santa messa presieduta da sua Eminenza il cardinale Pietro Parolin, segretario di stato del Papa e poi, come tradizione vuole, la foto ricordo davanti al vecchio Santuario. Nel pomeriggio alle ore 14.00 i saluti con il gruppo di animazione della Tendopoli.
Potete seguire la Tendopoli on line sul sito www.tendopoli.it e sui canali social Facebook (Tendopoli di San Gabriele Onlus) e Twitter (@Tendopoli_IT), digitando gli hashtag ufficiali: #Tendopoli2016#accendilasperanza.