Carissimo,

un “ritornello” costante si eleva dal mio cuore in questi giorni “ mia forza e mio canto è il Signore egli ha mirabilmente trionfato”,  ha trionfato nelle migliaia di persone al pellegrinaggio a piedi Teramo San Gabriele, nell’incontenibile gioia dei giovani partecipanti alla quarantunesima Tendopoli:  tangibile celebrazione giubilare della nostra famiglia. Soprattutto ha trionfato sulle mie paure e ha smascherato le mie pretese. Nel preparare questo evento, nell’angoscia e incertezza della pandemia,  come Elia chiuso  nella caverna  del mio Io, mi sono lamentato: “ Sono rimasto solo”.  Mi sono preoccupato come a Cana “non abbiamo  più vino”. Scoraggiato ho supplicato il Signore, come il paralitico di Betesta, “io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita”. Ho preteso come gli abitanti di Nazaret, di vedere dei miracoli “Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria! 

Tu con il Pellegrinaggio e la Tendopoli mi hai risposto: La luminosità dei volti dei giovani mi dicevano: Esci dalle tue paure e fermati alla presenza del Signore. L’acqua della mia povera giara, nel sudore della fatica del pellegrinaggio è diventata vino. La testimonianza del Cardinal Mauro Gambetti è stato un comando: “alzati prendi la tua barella grondante quarantuno anni di storia e cammina”. Ancora una volta l’unico segno che mi hai dato è il segno di Giona: con la fatica l’impegno e l’amore tutto è possibile. Grazie. 

Cari giovani, La terra promessa è davanti a noi. Una terra dove scorre l’atte e miele, ma che non  è erogato dalle schiavizzanti e omologate  macchinette automatiche ma devi guadagnarla con e nella libertà di un si a Colui che ti guida. E’ sempre davanti a noi e ci ripeti vieni: 

ti ho chiamato per nome fin dal principio. Tu sei mio ed io sono tuo. Tu sei il mio amato, in te mi sono compiaciuto. Ti ho modellato nella profondità della terra e formato nel grembo di tua madre. Ti ho scolpito nei palmi delle mie mani, e ti ho nascosto all’ombra del mio braccio. Ti guardo con infinita tenerezza e ho cura di te con una sollecitudine più profonda che quella di una madre per il suo bambino. Ho contato ogni cappello del tuo capo e ti ho guidato da ogni parte ovunque tu vada, io vengo con te e ovunque tu riposi io veglio su di te. Ti darò del cibo che soddisferà ogni tua fame e bevande che estingueranno ogni tua sete. Non nasconderò il mio viso da te. Tu sai che io sono tuo come io so che tu sei mio. Tu mi appartieni. Io sono tuo padre, tua madre, tuo fratello, tua sorella, il tuo amante, il tuo sposo… Sì persino il tuo bambino…, comunque tu sia, io ci sarò. Niente ma ci separerà. Noi siamo uno. 

Solo grazie a Dio e a tutti voi. 

Padre Francesco

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