La riflessione di un giovane italiano

Sto seguendo questa vicenda lontano dalla nostra Italia, eppure mi sembra di essere là, quasi anche io fossi alla Sapienza di Roma. Qua in Spagna la vicenda è vista come la solita diatribia della laicità con il potere della Chiesa e del Papa, come se facesse parte di una tradizione che si perpetua da secoli e che qua, da altrettanto tempo, hanno superato conquistando la tanto anelata indipendenza e libertà.

 

A me, però, queste vicende fanno riflettere. Mi fanno riflettere sul mio essere cristiano e sul come vivere la mia fede. Leggendo i giornali italiani, quello che riesco a cogliervi, è uno scontro “culturale” tra due mondi che da sempre sono stati in contrasto. Da una parte vedo coloro che schierandosi dalla parte della laicità, della libtertà dell’uomo sostengono l’indipendenza e il “non ascolto” di chi suona sempre la stessa campana, dall’altra coloro che sostengono il diritto alla democrazia, la libertà della parola e la voce alla Verità.

Se mi chiedessero se quei professori e quegli studenti hanno fatto bene a protestare e manifestare contro l’intervento di Benedetto risponderei sicuramente che NO, in nome della democrazia, della libertà di parola. Se mi chiedessero se Benedetto ha fatto bene ad annullare l’incontro risponderei che SI, in nome della voce della Verità.

In principio ho provato rabbia anche io di fronte a questa “prepotenza mediatica”. Poi però, riflettendo, mi sono reso conto che la vera vittoria non è stata di Minerva ma, come duemila anni fa, ancora una volta di Cristo.Non so quali parola ha messo nel suo discorso Benedetto che verranno lette giovedì, ma so per certo che quello che ha fatto ha già parlato e di una voce vera.

Con la sua scelta il Papa ha dimostrato che la Chiesa non è quell’istituzione tirannica e impositrice, ma è la sposa di Cristo. Proprio il vangelo di Giovanni, nel primo capitolo dice: In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l`hanno accolta.

Gesù non si impose. Non impose a nessuno il suo vengelo. Semplicemente abbracciò la sua croce mentre i sacerdoti discutevano nel sinedrio, mentre gli zeloti impugnavano le armi e il popolo nel mezzo era confuso. Con la mansuetudine di agnello Gesù ha continuato per la sua strada quando a Nazareth non hanno accolto la sua parola, o quando i mandriani dei porci lo hanno cacciato via. Ed è morto in croce quando quella gente nel pretorio gridava contro di lui perchè non lo voleva. Eppure ha cambiato la storia:

Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l`hanno accolto. A quanti però l`hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome,  i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.

Non ha avuto bisogno di gridare più forte, di imporre la sua presenza. Si è fatto da parte lasciando protestare chi voleva protestare, lasciando esultare chi si sentiva nell’animo di inneggiare a una vittoria.

In fin dei conti, quel che mi son reso conto, è la storia di ogni cristiano. Quante volte passando in mezzo a corridoi universitari pieni di gente imprecante e irriverenti che lamenta di questo e di quello, il cristiano è proprio colui che passa là in mezzo, silenzioso, quasi senza far rumore come se non ci fosse, ma c’è. C’è proprio quando qualcuno ha bisogno di lui. C’è proprio quando coloro che imprecavano contro di lui e lo oltraggiavano hanno bisogno del suo aiuto. C’è e non gli importa di quello che dicevano o di ciò che manifestavano. Gli importa solo di una cosa: c’è da fare del bene? Lo faccio! Come se fosse la cosa più normale del mondo. Di quello che dicono gli altri non gli interessa. Una sola è la cosa importante, e “Maria si è scelta la parte migliore”.

La gente presta attenzione alla voce grossa, ma segue chi fa.

Ho sentito vicino Benedetto, perchè nella sconfitta del mondo ne ha fatto una vittoria di Dio.

Simone