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DOMENICA  3 GIUGNO

 

SOLENNITA’ della  SS.TRINITA’

 

Invio i testi della Liturgia della SS.Trinità

ed  invito a visitare il SitoWeb:www.chiesaravello.it o http://youtu.be/fj8_Yu2PHzc 

  per ascoltare  il commento al Vangelo di Padre Fernando Armellini

Trinita

O Dio Padre, che hai mandato nel mondo il tuo Figlio, Parola di verità, e lo Spirito santificatore per rivelare agli uomini il mistero della tua vita, fa' che nella professione della vera fede riconosciamo la gloria della Trinità e adoriamo l'unico Dio in tre persone.

 

Dt 4, 32-34. 39-40

Il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra; e non ve n'è altro.

Mosè parlò al popolo dicendo: «Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l'uomo sulla terra e da un'estremità all'altra dei cieli, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l'hai udita tu, e che rimanesse vivo?

O ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un'altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore, vostro Dio, in Egitto, sotto i tuoi occhi?

Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n'è altro.

Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà per sempre».

 

Dal Salmo 32

Beato il popolo scelto dal Signore.

 

Retta è la parola del Signore

e fedele ogni sua opera.

Egli ama la giustizia e il diritto;

dell'amore del Signore è piena la terra.

 

Dalla parola del Signore furono fatti i cieli,

dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.

Perché egli parlò e tutto fu creato,

comandò e tutto fu compiuto.

 

Ecco, l'occhio del Signore è su chi lo teme,

su chi spera nel suo amore,

per liberarlo dalla morte

e nutrirlo in tempo di fame.

 

L'anima nostra attende il Signore:

egli è nostro aiuto e nostro scudo.

Su di noi sia il tuo amore, Signore,

come da te noi speriamo.

 

Rm 8, 14-17

Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».

Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.

 

   

Vangelo  Mt 28, 16-20

Battezzate tutti popoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

 

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.

Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.

Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io so­no con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

 

 

Protagonisti della salvezza dell'uomo

 

Raggiunta la  vetta, se la giornata è limpida si guarda tutto il cammino percorso, per misurarne l'ampiezza, per contemplare nel suo insieme l'immenso panorama che prima si  è  ammirato nei particolari. È un simbolo di ciò che la festa della  SS. Trinità ci chiama a fare,  a  conclusione della  celebrazione  del mistero dell'Incarnazione e della Redenzione.  Dio è il protagonista della storia della salvezza; ma non un Dio astratto, solitario: è il Dio comunità di amore, Padre, Figlio e Spirito Santo.   

La vera storia degli uomini è cominciata così

Da  sempre  Dio ci ha scelti, ci ama, ci parla; è vicino a noi, è con noi; egli prosegue il suo piano di salvezza, è fedele e chiede agli uomini fedeltà. Sono i temi, della prima presa di  coscienza che Israele fa della storia della sua salvezza: «Dal giorno in cui Dio creò l'uomo sulla  terra…» (prima lettura).  Israele, salvato dalla schiavitù, educato dalla parola di Dio, si è sentito oggetto della sua elezione, ha ricevuto da Dio una legge di saggia convivenza umana e di intimità con lui; ripensando a tutto questo, Israele intuisce che dalle origini la sua storia è  nelle mani di Dio, che Dio vi interviene per salvare il suo popolo e condurlo a una  patria di benessere e di felicità.

Questa è anche la nostra storia: dobbiamo prenderne coscienza. Dio si è impegnato per noi, ci ha dato la sua parola, ci mette in mano dei fatti, ci dà garanzia nel suo amore e nella sua elezione, perciò chiede  fiducia e fedeltà, perché  egli stesso mostra fiducia nell'uomo e gli è  fedele.  Se vi pensassimo, ci renderemmo conto di tutto questo, sentiremmo che Dio con la sua forza di salvezza si mette alla radice degli avvenimenti, per orientarli al bene, nonostante che gli uomini troppo spesso li volgano al male, anzi proprio per questo.

Non c'è  bisogno di falsi  dèi. Il vero Dio non  tace;  egli  ci parla perché ci ama e vuole salvarci da ogni schiavitù; forse siamo noi che non sappiamo ascoltare. Apriamo il Vangelo, la  Bibbia, guardiamo la natura, leggiamo nella nostra storia! Quel popolo che Dio ha scelto e ama, siamo noi ai quali chiede di essere di salvezza per gli altri. Tutto questo ci schiude una reale speranza; ma soltanto nella misura della nostra fede, noi sentiremo viva questa speranza e  sapremo comunicarla agli altri.

Dio si è fatto per noi Padre e Fratello

Per gli antichi pagani, ossessionati dal destino (il «fato») pensato inesorabile, e  scandalizzati dagli dèi e dalle dee  peggiori degli uomini, che sollievo venire a conoscere che  vi è un solo Dio, santo, onnipotente, ma «Padre»! Noi troviamo lo stupore gioioso di questa  scoperta nella letteratura dei primi cristiani. È il messaggio che Paolo ha richiamato  ai  Romani (seconda lettura), coinvolgendo in un unico e ormai meraviglioso destino di  famiglia, il Padre, Cristo, lo Spirito Santo e gli uomini figli di Dio.

Ormai l'uomo non è più schiavo, perché Dio l'ha liberato dal peccato, e non deve più rendersi schiavo di nessuno e di nulla. Per questo, Dio ha dato all'uomo per guida il suo stesso Spirito di amore, perché si comporti con amore verso gli altri uomini e verso Dio. Allora sentirà la gioia di chiamare Dio col nome di «Padre» e persine di  «Papa» (Abbà,  Babbo).

In  ciò è nuovamente aperta agli uomini una sicura speranza. Dio ha avuto l'iniziativa della  salvezza degli uomini, che non vi pensavano; la conduce avanti, anche se  non vi pensano e la ostacolano; egli sa volgere a bene, a strumento di salvezza anche la sofferenza  umana, come ha  fatto per la sofferenza e la  croce del suo Figlio  che si è fatto nostro «Fratello» per salvarci e renderci suoi coeredi.

 

Fate miei discepoli tutti i popoli

Questo  comando di Gesù non è stato dato solo agli apostoli, è dato per sempre alla Chiesa, cioè a tutti noi che siamo i «credenti in Cristo». Oggi,  siamo chiamati a considerarlo  nella luce calda della Trinità, di Dio-Amore, Padre, Figlio, Spirito, più e meglio che non lo facciamo  usualmente. Tutto ciò che Gesù ha compiuto, i poteri che ha mostrato e che dona alla  Chiesa, sono dati a Cristo e alla Chiesa dal Padre, e tutti li corona il dono di comunione che è lo Spirito di amore.

Gli uomini che hanno preso coscienza che la loro è una storia di salvezza, e sentono  profondamente  di  avere Dio per Padre e Fratello, sono  spronati a comunicare al  mondo questo messaggio, a fare «discepoli» di Cristo tutti  i popoli perché anch'essi entrino in questo dinamismo di salvezza per cui Dio conduce fra noi vita umana  nella  fraternità, nella solidarietà, nella collaborazione.

Luce, splendore e grazia della Trinità

 

Dalle «Lettere» di sant'Atanasio, vescovo (Lett. 1 a Serap. 28-30; PG 26, 594-595. 599)

 Non sarebbe cosa inutile ricercare l'antica tradizione, la dottrina e la fede della Chiesa cattolica, quella s'intende che il Signore ci ha insegnato, che gli apostoli hanno predicato, che i padri hanno conservato. Su di essa infatti si fonda la Chiesa, dalla quale, se qualcuno si sarà allontanato, per nessuna ragione potrà essere cristiano, né venir chiamato tale.

La nostra fede é questa: la Trinità santa e perfetta é quella che é distinta nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo, e non ha nulla di estraneo o di aggiunto dal di fuori, né risulta costituita del Creatore e di realtà create, ma é tutta potenza creatrice e forza operativa. Una é la sua natura, identica a se stessa. Uno é il principio attivo e una l'operazione. Infatti il Padre compie ogni cosa per mezzo del Verbo nello Spirito Santo e, in questo modo, é mantenuta intatta l'unità della santa Trinità. Perciò nella Chiesa viene annunziato un solo Dio che é al di sopra di ogni cosa, agisce per tutto ed é in tutte le cose (cfr. Ef 4, 6). E' al di sopra di ogni cosa ovviamente come Padre, come principio e origine. Agisce per tutto, certo per mezzo del Verbo. Infine opera in tutte le cose nello Spirito Santo.

L'apostolo Paolo, allorché scrive ai Corinzi sulle realtà spirituali, riconduce tutte le cose ad un solo Dio Padre come al principio, in questo modo: «Vi sono diversità di carismi, ma uno solo é lo Spirito; e vi sono diversità di ministeri, ma uno solo é il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo é Dio, che opera tutto in tutti» (1 Cor 12, 4-6).

Quelle cose infatti che lo Spirito distribuisce ai singoli, sono date dal Padre per mezzo del Verbo. In verità tutte le cose che sono del Padre sono pure del Figlio. Onde quelle cose che sono concesse dal Figlio nello Spirito sono veri doni del Padre. Parimenti quando lo Spirito é in noi, é anche in noi il Verbo dal quale lo riceviamo, e nel Verbo vi é anche il Padre, e così si realizza quanto é detto: «Verremo io e il Padre e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 23). Dove infatti vi é la luce, là vi é anche lo splendore; e dove vi é lo splendore, ivi c'è parimenti la sua efficacia e la sua splendida grazia.

Questa stessa cosa insegna Paolo nella seconda lettera ai Corinzi, con queste parole: «La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi» (2 Cor 13, 13). Infatti la grazia é il dono che viene dato nella Trinità, é concesso dal Padre per mezzo del Figlio nello Spirito Santo. Come dal Padre per mezzo del Figlio viene data la grazia, così in noi non può avvenire la partecipazione del dono se non nello Spirito Santo. E allora, resi partecipi di esso, noi abbiamo l'amore del Padre, la grazia del Figlio e la comunione dello stesso Spirito.

                                                                  

Commento di Paolo Curtaz

 

                                                            A scuola di Comunione

Così, oggi, ci tuffiamo nel mistero di Dio.
Ora e solo ora, dopo aver ricevuto lo Spirito, possiamo parlare di Dio.
Attenti: non il Dio che c’é nella nostra testa, ma il Dio che ci è venuto a raccontare Gesù; non il Dio ragionevole e innocuo delle nostre riflessioni moderne o delle dilaganti mode sincretiste, ma il Dio scandaloso e inimmaginabile di Gesù; non il Dio rassicurante e conservatore di chi riduce la fede a cultura, ma il Dio sorprendente che la Chiesa ha accolto e annuncia.
Ci siamo fidati di Gesù, lo abbiamo seguito in questi mesi, ne abbiamo ascoltato il messaggio affascinante e nuovo, abbiamo con stupore visto i gesti prodigiosi della presenza di Dio, abbiamo celebrato la sua passione e morte tragica, abbiamo, stupiti, accolto l’annuncio della sua resurrezione e della sua presenza.
Infine, domenica scorsa, abbiamo ricordato la forza dello Spirito che ci permette di scoprire che Gesù è vivo in mezzo a noi.

Il Dio di Gesù
Ci fidiamo di Gesù? Ora possiamo dargli retta? Crediamo che la sua vicinanza al Padre è qualcosa di misterioso e radicale perché, come spesse volte ci ha ricordato, lui e il Padre sono una cosa sola? Se sì, amici, ascoltiamo ora la sua esperienza di Dio,
Lui che professiamo “Signore”, cioè Dio, può parlarci di Dio in maniera definitiva, ci rivela nel profondo chi è Dio.
E la sorpresa è incredibile.
Gesù ci svela che Dio è Trinità.
Ci dice che se noi vediamo “da fuori” che Dio è unico, in realtà questa unità è frutto della comunione del Padre col Figlio nello Spirito Santo.
Talmente uniti da essere uno, talmente orientati l’uno verso l’altro da essere totalmente uniti.
Che grande notizia, amici! Dio non è solitudine, immutabile e asettica perfezione, il sommo egoista bastante a se stesso, ma è comunione, festa, famiglia, danza, compassione, dono, amore, tensione dell’uno verso l’altro.
Solo Gesù poteva farci accedere alla stanza interiore di Dio, solo Gesù poteva svelarci l’intima gioia, l’intimo tormento di Dio: la comunione.
E la Scrittura oggi ci ricorda come, a partire da Israele, questa amicizia tra l’uomo e Dio sia cresciuta fino al dono dello Spirito stesso di Dio in noi.

E a me?
Che significa questa scoperta? Cosa cambia nella nostra quotidianità?
Se Dio è comunione, in lui siamo battezzati e a sua immagine siamo stati creati; questa comunione ci abita e a immagine di questa immagine siamo stati creati.
La bella parabola della Genesi ci ricorda di come Dio si sia guardato allo specchio, sorridendo, per progettare l’uomo. Ma se questo è vero le conseguenze sono enormi.
La solitudine ci è insopportabile perché inconcepibile in una logica di comunione. Se giochiamo la nostra vita da solitari non riusciremo mai a trovare la luce interiore perché ci allontaniamo dal progetto.
Sartre diceva: L’enfer c’est les autres, l’inferno sono gli altri.
Gesù ci ribadisce: Siate perfetti nell’unità.
E se anche fare comunione è difficile, ci è indispensabile, vitale, e più puntiamo alla comunione e più realizziamo la nostra storia, più ci mettiamo alla scuola di comunione di Dio, più ci realizzeremo.
Ricordiamoci che il grande sogno di Dio, la Chiesa, va costruita a immagine della Trinità.
La nostra comunità prende ispirazione da Dio-Trinità, guarda a lui per intessere rapporti, per rispettare le diversità, per superare le difficoltà. Guardando al nostro modo di essere, di relazionarci, di rispettarci, di essere autentici, chi ci sta intorno capirà chi è Dio e per noi l’idea di un Dio che è Trinità diventerà luce.