Le parole della pluricampionessa olimpica e mondiale…

«Non è normale per me trovarmi in questo contesto» così ha esordito Giovanna Trillini, campionessa olimpica di scherma, prima atleta donna a vincere due ori nella stessa olimpiade (Barcellona 1992), emozionata di trovarsi in mezzo a tanti giovani che l’hanno accolta avvolgendola con il tricolore. «E’ la prima volta che vengo al Santuario nonostante la vicinanza al mio paese, Jesi (An)».

La campionessa olimpica ha riportato la sua esperienza partendo dalla competitività sportiva. «La competitività, che ritengo importantissima nello sport,  mi aiuta nella vita a migliorare la mia tecnica e le mie capacità, ma in amore distrugge, allontana dall’altro».

Diverse le tematiche toccate nel corso del dialogo con i ragazzi, come la questione del doping. «Il doping nella scherma non esiste, poiché siamo sottoposti a controlli rigorosi prima di ogni gara. Il doping porta si a prestazioni buone ma si possono avere problemi di salute a distanza di tempo. Sarebbe sciocco, comunque, usare sostanze dopanti, anche perché bisogna avere rispetto del proprio corpo.»

La Trillini ha, quindi, parlato del suo duplice ruolo di madre e moglie da un lato e di atleta dall’altro. «La decisione di avere un figlio» ha raccontato «è nata subito dopo il matrimonio. Dissi così alla Federazione di voler prendere del tempo per la mia famiglia. Fortunatamente, sono rimasta subito incinta ed ho vissuto bene la gravidanza. Avere un figlio mi ha aiutata molto ad essere  più paziente e a sapermi controllare. Ma vivo molto bene il connubio madre-attività, grazie anche all’aiuto di molte persone, prima fra le quali mia madre, che quando mi alleno  o sono in trasferta mi tengono la bimba. Anche questo per me è un modo per crescere. A volte, è un po’ faticoso, ma fra qualche anno dovrò smettere ed il mio futuro è quello di essere una madre ed una moglie non un’atleta».

La campionessa olimpica ha infine accennato al suo rapporto con Dio. «Nella preghiera» ha detto «cerco di non disturbare il Signore per le mie gare, chiedo semplicemente di avere più luce in certe situazioni. Il talento e la determinazione» ha concluso «sono un dono di Dio. Ma credo che ognuno di noi abbia un dono, una dote da scoprire».