Testimonianza Missione Tendopoli Santa Rufina (Roio – L’Aquila) 4-31 Maggio 2009

Il campo di Santa Rufina “non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi”. Eppure su quelle tende tutte uguali, tutte anonime, si è poggiato lo sguardo di Dio, che va oltre apparenza e bellezza.

Prima di aderire alla chiamata di andare come volontari nella tendopoli di Roio, avevamo il timore di poter essere d’intralcio, vista la nostra inesperienza. Ma poi siamo partiti con tanta voglia di aiutare questa popolazione, perché era nostro dovere di tendopolisti trasmettere a questa gente come vivere la tenda  nella pienezza del Signore, e perché lo dovevamo a tutte quelle persone care che ognuno di noi ha perso in questo terribile sisma, in particolare alla nostra amica Federica.

 

“Eravamo morti, e il Signore ci ha risuscitato!”. Questa è stata una delle prime cose che ci sono state dette al nostro arrivo dagli ospiti del campo. Una frase che ci ha colpito particolarmente, perché riassume la fede che le persone del posto conservano e rinnovano ogni giorno in questo momento di prova.

La tendopoli ospita circa 220 persone in 53 tende, dispone di un servizio scolastico per i bimbi delle elementari, provenienti anche dalle tendopoli vicine, e la mensa soddisfa il fabbisogno anche degli ospiti della tendopoli di Roio piano, offrendo complessivamente più di mille pasti al giorno.

Iniziavamo la giornata pregando insieme con le lodi, perché il nostro lavoro fosse benedetto, il nostro atteggiamento disponibile e responsabile, il nostro volto sorridente. Questi i servizi che il gruppo Protezione Civile Cologna Veneta (Verona), gestore del campo, ci ha affidato: censimento dei bisogni della popolazione a livello famigliare, tenda per tenda; raccolta dei rifiuti e lavaggio dei bidoni; pulizia della ludoteca; pulizia di alcune tende di anziani; registrazione presso la porta carraia di mezzi e persone in entrata o in uscita dal campo. Insieme con gli scout abbiamo curato lo smistamento dei vestiti, la distribuzione dei pasti agli anziani nelle tende, l’animazione dei bambini, organizzando cacce al tesoro, partite di calcetto, … Abbiamo inoltre collaborato con i volontari della Protezione Civile nello scavo dei solchi attorno ai bagni; nella preparazione dei pasti serviti in mensa; nel montaggio della rete di recinzione del campo e della rete di recinzione del parcheggio delle auto adiacente alla tendopoli; nella bonifica delle tende rifacendone con breccia e sabbia il fondo, umido.

Nel pomeriggio, ci ritrovavamo nella tenda-Chiesa per la celebrazione della santa Messa vespertina ed il Santo Rosario, alcuni di noi si recavano anche nel campo di Pile per l’animazione degli stessi. Il dopo cena lo trascorrevamo parlando con le persone, dedicandoci soprattutto ai ragazzi e ai bambini, cercando di comunicare loro, anche nel gioco, il senso del nostro servizio, cos’è l’altra Tendopoli, quella che si “impianta” [facendo un implicito riferimento alla tendopoli aquilana] a San Gabriele, sotto il comune fratello Gran Sasso. Prima di coricarci, nella nostra tenda, ci raccontavamo la giornata vissuta, impressioni e perplessità, terminando sempre con il distribuirci il lavoro del giorno successivo. Guardandoci negli occhi ci vedevamo soddisfatti di quanto svolto, ed appagati dalla gentilezza che tutti nell’accampamento ci dimostravano: giornate di fatica, ma anche di gioia.

Il sabato avveniva il cambio del personale della Protezione Civile e degli Scout: si affacciavano commozione e leggera malinconia, perché collaborare nella fiducia reciproca, seppur per una sola settimana, ci ha reso amici. La domenica, invece, era il giorno di cambio per noi. Sui volti degli aquilani leggevamo gratitudine, i bambini ci chiedevano “andate via anche voi?” e come non rispondere “si, ma torneremo a trovarvi!”, certi che il ritorno alla nostra routine non ci avrebbe impedito di mantenere la promessa.

E’ stato difficile lasciare il posto dove abbiamo imparato a donarci per l’altro, a “dare noi stessi da mangiare”, testimoniando così la nostra fede. La missione  a Santa Rufina ci ha avvicinato anche tra noi tendopolisti volontari e la precarietà tra queste tende ci ha fatto capire che ogni minuto, ogni istante è importante, non possiamo perderlo… Nel lavoro quotidiano, incontrando le persone, siamo passati da un atteggiamento di attesa passiva, caratterizzato dalla domanda “chi è il mio prossimo?” a quello di missione attiva “a chi devo farmi prossimo?” (Non esiste un prossimo già pronto per me, sono io che devo farmi prossimo). E così, al termine della settimana di volontariato, quelle tende non ci sembravano più tutte uguali, gli sfollati da anonimi sfortunati erano diventati amici che ci avevano accolto nella loro storia, sfogando il dolore, l’insicurezza, la rabbia, la stanchezza.

Si è conclusa – almeno per ora – la nostra missione a Roio. Ciascuna di noi porterà sempre con sé i ricordi di questa esperienza straordinaria: Cristo ha parlato ai nostri cuori, servendosi anche di noi ha riversato il Suo amore sui nostri fratelli di Roio, come “Tenda tra le tende”.

I Tendopolisti che hanno partecipato a questa missione, ringraziano: il Signore Gesù per averci scelti e chiamati a questa esperienza; Padre Francesco Cordeschi e Mauro Seri che si sono adoperati per rendere possibile la missione, guidandoci e restandoci sempre vicino; Padre Lorenzo Mazzoccante e Padre Pino Simeoni per il loro supporto spirituale: è stato importante condividere ogni giornata con un religioso passionista e sentirne il sostegno e l’incoraggiamento. Un sentito ringraziamento rivolgiamo a Don Giovanni Mandozzi, parroco delle comunità di Santa Rufina, Roio Piano e Colli di Roio, che ci ha ospitati facendoci sentire da subito ben accolti. In modo speciale, però, sentiamo di ringraziare tutte le persone del campo di Santa Rufina, perché con i loro gesti, le loro parole, consegnando la loro Croce ai nostri cuori, ci hanno donato molto: andati per consolare, siamo tornati consolati.

Concludo con le domande che ci hanno provocato all’inizio della nostra missione, quando immersi nelle conseguenze del terremoto il senso di impotenza ci ha invasi: Cosa fare, cosa dire? Oggi possiamo rispondere così: sperare, nella Speranza in cui siamo stati salvati, che la sofferenza, l’incertezza, la scomodità che stanno vivendo sono “collocazione provvisoria”: sia il loro impegno sia quello dei volontari sono quelle gocce piccole ma indispensabili che Dio sta unendo per far accadere la Risurrezione. Incontrare gli sfollati ci sembrava un compito più grande di noi, ritenevamo il nostro aiuto così piccolo da ritenersi trascurabile, forse inutile. Poi, vivendo e lavorando nella tendopoli di Santa Rufina abbiamo capito che è sbagliato restare disimpegnati in quanto non ci si sente capaci, oppure non responsabile e sostituibili: tutti siamo inclusi nel progetto di Dio che vuole donare vita nuova ai nostri fratelli aquilani.

Allora, con ancora più passione, chiediamo al Signore Gesù: “Portami là dove all’uomo manchino le tue parole e la voglia di vivere con Te. Dove manchi la speranza, dove manchi l’allegria, solamente perché non san di Te”.

VTA (Volontari Tendopolisti Abruzzo)