Checchino, in arte Gabriele dell’Addolorata, nasce il 1 marzo 1838 ad Assisi col nome di Francesco Giuseppe Vincenzo Pacifico Ruffino Possenti da Sante Possenti, governatore dello stato pontificio, e da Agnese Frisciotti. Francesco, Checchino in famiglia, ha un’infanzia piuttosto tranquilla con il solo avvenimento doloroso della morte della madre. Successivamente all’età di 16 anni diventa segretario del padre che guida la legazione pontificia di Spoleto.

Grazie al forte legame con il padre entra pian piano nella Spoleto bene e Francesco qui spicca per la bellezza e per gli abiti sempre all’ultima moda nonché nella bravura del ballo tanto da meritarsi il soprannome di ballerino. Ma intorno ai 18 anni in Francesco scatta qualcosa: inizia a ritirare certificati di studio segno di decisioni in atto. In un primo tempo chiede di entrare tra i gesuiti (1855) la domanda è accettata ma Francesco alla fine non entra. I tempi non sono ancora maturi tant’è che nel frattempo inizia a frequentare una ragazza anch’essa della Spoleto ricca.

Ma il 22 agosto 1856 durante l’ostensione di un’immagine della Madonna sente una voce interiore profonda: ” Questa vita non è fatta per te”. Decide di farsi religioso e religioso passionista; congregazione che forse ha conosciuto durante qualche missione. Il 6 settembre parte per Morrovalle (MC), appena in tempo poiché il padre aveva intenzione di farlo fidanzare con una ragazza: un ultimo tentativo per tenerlo nel mondo. Due giorni dopo lo troviamo a Loreto per pregare la Madonna nella Santa Casa, Maria che sarà la compagna di tutta la sua vocazione. Il 21 settembre comincia il noviziato con la vestizione ed assume il nome di Gabriele di Maria Addolorata, l’anno dopo emette la professione dei voti come religioso passionista.

Inizia ora il periodo più intenso della vita di Gabriele: inizia gli studi di filosofia e poi quelli di teologia ma soprattutto inizia una profonda vita comunitaria. Dal 1859 lo troviamo ad Isola del Gran Sasso dove inizia la preparazione al sacerdozio ma soprattutto alla santità, perché a questo aspirava Checchino. Nella vita comunitaria spicca per l’amore che mette in ogni gesto e nella preghiera e nella devozione alla Madonna Addolorata. È ammirato da tutti specie dal suo maestro P. Norberto Cassinelli che non perde occasione per mettere alla prova la santità del ragazzo.

 

Nel 1861 c’è la prima gioia, il ricevimento degli ordini minori a Penne, ma anche il manifestarsi della malattia: l’emotisi. Le condizioni si aggravano rapidamente e la notte di Natale non può neanche scendere in chiesa e deve assistere alla messa dalla botola del coro. Alla metà del mese di febbraio riceve il viatico e la notte del 26 le sue condizioni diventano critiche finché alle 6.30 del mattino del 27 dicendo rivolto a Maria: ” Mamma mia, fa presto.” Poi con un sorriso dipinto sul volto spira con tutta la comunità attorno in preghiera. Cosa ha fatto Gabriele per farsi santo? La risposta la dà P. Norberto: “Quel ragazzo ha lavorato di cuore, sì ha lavorato col cuore”.