La risonanza di Stefano di Roma sull’incontro del coro della Tendopoli di San Gabriele tenutosi a Roma dal 25 al 27 Luglio scorso

Gerano 3/8/2003

Amici miei,

E’ un sentimento forte, che quasi violentemente mi imprigiona a voi, quello che oggi mi fa scrivere…perché ne ho bisogno…perché mi mancate… e quanto è umano sentire la mancanza di qualcuno, e quanto è ancor più dolce trovare l’unica Ragione del nostro essere uniti oltre ciò che manca…

Sono sensazioni uniche, “gesti ispirati”, armonie di un nuovo mondo, le fortune che i vostri sguardi, i vostri sorrisi, le vostre parole hanno donato alla mia anima…e quanto sono state importanti per rompere ogni tipo di silenzio…il mio silenzio, fatto di pensieri assurdi…fatto di brividi inevitabili…

Vorrei cantare con queste poche righe assieme a voi l’Amore di Colui che continua ad essere Giusto e Misericordioso, pronto in ogni luogo ed in ogni tempo a far festa per noi… è stato difficile credervi, è difficile ancora deporre le armi della presunzione e dell’umorale convinzione di poter contare solo sulle proprie risorse per affrontare ogni tipo di problema…di poter affermare la propria gioia, senza la Sua Presenza…

Siamo malati a volte di una strana pesantezza che allontana la bellezza del cielo e del suo azzurro intenso dai nostri occhi, che allontana la nostra capacità di perdonarci e quella di iniziare un rinnovato capitolo della nostra vita, proprio perché non crediamo alla misericordia del Signore…sorgente del nostro canto nuovo…sorgente di quella vita che crediamo di poter far nascere da soli…sorgente di comunione e speranza…

E invece nascerà sempre dalla nostra umiltà, dal nostro sentirci semplici di fronte al Suo sguardo, dalla nostra possibilità di crescere nel Suo Cuore, dilatato a tal punto da accogliere i nostri… smisuratamente… sul silenzio del deserto che abita qui sta fiorendo il perdono…sulla rassegnazione, dietro ogni ferita…ci sei ancora Tu!

Ed ecco che da ogni grido smorzato, da ogni nodo che impedisce uno sfogo, quasi teso a non turbare la quiete apparente dei nostri cuori, sorge un “halleluja!” rivolto al suo cuore…ecco che ciò che sentiamo nella notte non è più un pianto ma un canto di lode…ecco che tutto ciò che abbiamo appreso dall’Amore non è sconfitto ma si alza al cielo come canto sommesso e rotto da leggere lacrime interiori…halleluja!…halleluja!… Ed ogni nostro fallimento diviene respiro divino…linfa da cui attingere speranza…perdono…

Per questo e per molto altro continuo a ringraziare il Signore della vostra presenza…perché siete per me strumento di serietà e semplicità…perché il Signore vi vuole molto bene e me ne vuole avendomi fatto assaporare la genuinità dei vostri cuori… perché con voi mi rendo conto di quanto è soprattutto dolce essere pane spezzato per gli altri, essere al servizio della comunità, essere umiltà che diviene carità e speranza di comunione…

…perché è bello condividere la messa nel coro, e notare l’ “Halleluja!” di alcuni di noi espresso finalmente con delle limpide e libere lacrime di perdono…

Vi voglio infinitamente bene!

Ponch