Anche  il parroco si vergogna! Però riflette

Alcune considerazioni a margine dei recenti casi di pedofilia che coinvolgono i sacerdoti

La partita sembra non essere ancora finita e pertanto è difficile azzardare un risultato: la palla calciata dal Nord America è arrivata in Irlanda, poi in Germania, ora pare anche in Olanda …… quando in Italia? Sembra uno scandalo senza precedenti e di proporzioni gigantesche quello dei preti coinvolti in casi di abusi sui minori; da settimane la stampa e la televisione se ne occupano ininterrottamente con titoli a caratteri cubitali e soprattutto con quel modo di argomentare per il quale il singolo si  eclissa sotto la categoria: i preti e la Chiesa.

 

In questo modo le colpe individuali diventano collettive, dalle singole persone vengono trasferite a tutta la realtà ecclesiale; la vicenda nel suo complesso mi lascia con l’amaro in bocca per la sofferenza che ha provocato in tanti bambini e nelle loro famiglie chi, come me, ha scelto la via della consacrazione al Signore ma ha tradito tanto la fiducia in lui riposta come la vocazione al dono totale di sé (e dunque anche della propria corporeità) per il servizio della Chiesa, nella trasparenza e nella sincerità. Poco mi interessa invece il giudizio dei faciloni che, in quanto appartenente alla categoria “prete”, mi guardano con sospetto.

Due immagini mi attraversano la mente: ripenso da una parte ai pomeriggi del Sabato, quando la parrocchia si riempie di bambini e ragazzi con i quali spesso scherzo, rido, compio gesti di accoglienza e di tenerezza e mi chiedo: come è possibile arrivare a …? Nel contempo scorro i volti ma soprattutto la vita di tanti miei confratelli sacerdoti che conosco e con i quali collaboro: uomini totalmente di Dio, con i loro limiti e i loro peccati ma sinceri, onesti e soprattutto “puliti” nel quotidiano servire il Signore e la comunità cristiana al meglio delle proprie possibilità.

Così un tarlo mi rode e mi domando se anche per i casi di pedofilia tra il clero non abbia regnato la logica che nel mondo dell’informazione tiene spesso banco e per la quale un solo albero che cade fa molto più rumore di un’intera foresta che cresce: tutti leggono quello che i giornali scrivono e sentono ciò che la televisione dice ma quanti sono quelli che poi vanno a verificarne l’attendibilità? O si preoccupano di appurare se quello che la notizia dice offre uno sguardo integrale e non parziale (o peggio ancora di parte) sulla realtà di cui tratta? Si sentono spesso e cifre dei divorzi, mai le percentuali dei matrimoni in cui la vita della coppia si realizza pienamente e in maniera positiva; si da notizia dei bambini uccisi alla nascita, abbandonati o gettati nei cassonetti non di quelli accolti con amore dalle proprie famiglie; si parla dei preti pedofili non delle migliaia di sacerdoti che con passione e amore vivono il loro ministero o delle centinaia di missionari (604 nell’ultimo decennio) massacrati per restare fedeli fino in fondo alla povertà del loro popolo ed alla croce del loro Signore.

Certe notizie insomma diventano come un faro puntato negli occhi: impediscono di vedere quello che sta oltre. P. Jenkins, noto psichiatra non cattolico, rileva ad esempio che gli abusi sui minori tanto sbandierati riguardano solo lo 0,3% del clero (la sua ricerca riguarda gli Stati Uniti). Don Fortunato Di Noto, sacerdote simbolo della lotta alla pedofilia in Italia attraverso l’associazione Meter, afferma di aver denunciato in 15 anni ben 165.000 siti contenenti materiale pedopornografico e dichiara: 11 30% degli abusanti sono conoscenti o partner occasionali della madre, il 19% familiari, poi vengono gli extrafamiliari: operatori della scuola, educatori dei circoli ricreativi, allenatori, eccetera, e solo in coda, per l’l%, sacerdoti o catechisti. In 20 anni le denunce in Italia a sacerdoti presunti pedofili sono una quarantina, di cui oltre la metà poi risultati innocenti. Se consideriamo che in Italia ci sono 4OmiIa preti e che quasi tutti si occupano di accoglienza minori, di immigrazione giovanile, case famiglia, orfani, si capisce quanto 11 fenomeno sia percentualmente irrilevante… Solo che nessuno fa notizia, tranne i preti!

Certo il problema c’è e va preso in considerazione; troppe leggerezze sono state compiute nel sottovalutarne la gravità anche da parte dei vescovi ma è altrettanto importante essere cattolici intelligenti e critici che non limitano il loro sguardo sulla Chiesa alla logica del faro. Però rimane anche un altro dato di fatto: ormai i cattolici che vivono la Chiesa, partecipano alla vita della loro parrocchia, hanno un contatto personale con i sacerdoti sono sempre meno e quando manca l’esperienza subentrano le notizie e i fatti riportati : nasce in questo modo un’ immagine caricaturale della Chiesa, come ebbe a dire Benedetto XVI (udienza generale del 9.04.08), che non corrisponde alla realtà. Così, mentre la Settimana Santa muove i primi passi mi piace pensare che gli eventi attuali siano per la Chiesa un percorso di Passione che fa soffrire, ma redime, una salita al Calvario, oltre il quale già splende l’alba di una nuova prospettiva:; la Risurrezione . La condizione però è che la Chiesa sappia vivere la sua sofferenza  con l’umiltà , l’obbedienza e la forza del suo maestro e Signore.

BUONA PASQUA

Don Andrea