Carissimi giovani,

cari concelebranti,

cari fratelli e sorelle,

E’ con grande gioia che mi ritrovo in mezzo a voi giovani, a poche settimane dalla Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia. E’ stata una esperienza esaltante e indimenticabile, vissuta insieme a Papa Francesco e a una moltitudine di vostri coetanei provenienti da tutti i continenti, alla luce delle parole di Gesù: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” (Mt. 5,7), che costituiscono il tema dell’Anno Santo che stiamo vivendo. Il Papa stesso l’ha definita “un vero e proprio Giubileo dei giovani a livello mondiale” (Messaggio per la XXXI Giornata Mondiale della Gioventù).

Quando, in nome di Cristo, la Chiesa convoca un Giubileo, siamo invitati a vivere uno straordinario tempo di grazia. Mi auguro, pertanto, che anche questa XXXVI edizione della Tendopoli San Gabriele, che ha avuto per tema la misericordia – “La misericordia si è fatta tenda” – sia stata uno straordinario tempo di grazia nel segno del Giubileo, Che davvero si siano realizzate le parole di Padre Francesco, che diceva presentando questo appuntamento: “Ti aspetto alla Tendopoli per farti sperimentare che Dio non si stanca mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere la sua misericordia”.

Sono lieto di portarvi la vicinanza, il saluto e la benedizione del Santo Padre e vorrei, in questa omelia della S. Messa conclusiva, riprendere alcuni punti salienti del suo ricchissimo insegnamento sulla misericordia e lasciarveli, insieme a tante altre cose belle che avete scoperto e sperimentato in questi giorni, come una mappa per il vostro futuro.

Celebrare il Giubileo della Misericordia – afferma Papa Francesco – significa innanzitutto fare esperienza in prima persona della misericordia di Dio. Ricordando una confessione che, all’età di diciassette anni, ha cambiato la sua vita, commenta: “Ho scoperto che quando apriamo il cuore con umiltà e trasparenza, possiamo contemplare in modo molto concreto la misericordia di Dio. Ho avuto la certezza che nella persona di quel sacerdote Dio mi stava già aspettando, prima che io facessi il primo passo per andare in chiesa. Noi lo cerchiamo, ma Lui ci anticipa sempre, ci cerca da sempre, e ci trova per primo. Forse qualcuno di voi ha un peso nel suo cuore e pensa: Ho fatto questo, ho fatto quello … Non temete! Lui vi aspetta! Lui è padre: ci aspetta sempre! Com’è bello incontrare nel sacramento della Riconciliazione l’abbraccio misericordioso del Padre, scoprire il confessionale come il luogo della Misericordia, lasciarci toccare da questo amore misericordioso del Signore che ci perdona sempre!” (Messaggio …).

Toccati dalla misericordia del Signore che ci ama sempre per primo, saremo veramente beati, felici, soltanto se entreremo nella logica divina del dono, dell’amore gratuito, se scopriremo che Dio ci ha amati infinitamente per renderci capaci di amare come Lui, senza misura.

In questa luce, il Papa ci invita a riscoprire le opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti, senza dimenticare le opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti. “Come vedete – prosegue – la misericordia non è ‘buonismo’, né mero sentimentalismo. Qui c’è la verifica dell’autenticità del nostro essere discepoli di Gesù, della nostra credibilità in quanto cristiani nel mondo di oggi” (Messaggio …). La misericordia non si fa conoscere agli altri solo annunciandola, ma soprattutto con la testimonianza della vita.

Io vi invito subito a fare un’opera di misericordia spirituale, l’ultima dell’elenco: pregare Dio per i vivi e per i morti. La mia venuta tra di voi, infatti, ha riacceso in me, nella mente e nel cuore, il ricordo del mio primo incontro con Tendopoli, a Valencia, in Venezuela, dove ero Nunzio Apostolico, quando Padre Francesco mi invitò nel 2011, come ora, a celebrare la S. Messa conclusiva. Sappiamo che il Venezuela si dibatte in pesantissime difficoltà sociali, politiche ed economiche, che stanno procurando grandi sofferenze a quella cara popolazione. Preghiamo per loro! Preghiamo perché i protagonisti della vita pubblica e le componenti della società siano saggi e coraggiosi per trovare soluzioni pacifiche alla presente crisi e prevalgano in tutti il senso del bene comune, della giustizia, della solidarietà e dell’amore!

Poi vi chiedo, come ha già fatto il Papa, di scegliere un’opera di misericordia corporale e una spirituale da mettere in pratica ogni mese. Fatevi ispirare dalla preghiera di Santa Faustina, umile apostola della Divina Misericordia nei nostri tempi: “Aiutami, o Signore, a far sì che …

i miei occhi siano misericordiosi, in modo che io non nutra mai sospetti e non giudichi sulla base di apparenze esteriori, ma sappia scorgere ciò che c’è di bello nell’anima del mio prossimo e gli sia di aiuto …

il mio udito sia misericordioso, che mi chini sulle necessità del mio prossimo, che le mie orecchie non siano indifferenti ai dolori ed ai gemiti del mio prossimo …

la mia lingua sia misericordiosa e non parli mai sfavorevolmente del prossimo, ma abbia per ognuno una parola di conforto e di perdono …

le mie mani siano misericordiose e piene di buone azioni …

i miei piedi siano misericordiosi, in modo che io accorra sempre in aiuto del prossimo, vincendo la mia indolenza e la mia stanchezza …

il mio cuore sia misericordioso, in modo che partecipi a tutte le sofferenze del prossimo” (Diario, 163) (Messaggio …).

Una delle opere di misericordia più evidenti, ma forse tra le più difficili da mettere in pratica, è quella del perdono: perdonare chi ci ha offeso, chi ci ha fatto del male, coloro che consideriamo come nemici. “Come sembra difficile tante volte perdonare! Eppure, il perdono è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per raggiungere la serenità del cuore. Lasciar cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta sono condizioni necessarie per vivere felici” (Misericordiae vultus n. 9).

Voi siete creativi e concreti, e non vi mancherà certo la fantasia per trovare il modo di esercitare in maniera sempre nuova le opere di misericordia corporali e spirituali.

Ricordate che, in un certo senso, la Tendopoli inizia oggi, come diceva il Papa ai giovani della Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia:“La GMG, potremmo dire, comincia oggi e continua domani, a casa, perché è lì che Gesù vuole incontrarti d’ora in poi. Il Signore non vuole restare soltanto in questa bella città o nei ricordi cari, ma desidera venire a casa tua, abitare la tua vita di ogni giorno: lo studio e i primi anni di lavoro, le amicizie e gli affetti, i progetti e i sogni. Quanto gli piace che nella preghiera tutto questo sia portato a Lui! Quanto spera che tra tutti i contatti e le chat di ogni giorno ci sia al primo posto il filo d’oro della preghiera! Quanto desidera che la sua Parola parli ad ogni tua giornata, che il suo Vangelo diventi tuo, e che sia il tuo “navigatore” sulle strade della vita!”.

Poichè “Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre … Essa è divenuta viva, visibile e ha raggiunto il suo culmine in Gesù di Nazareth” (Misericordiae vultus n. 1), allora, fare esperienza della misericordia del Padre per diventare strumenti di misericordia significa incontrare Lui, incontrarsi con Lui. 

Cari amici, siete venuti fino a qui con i vostri zaini pieni di oggetti necessari alla vita quotidiana, ma anche colmi di richieste, di interrogativi, di disagi e di problemi da risolvere. E’ uno zaino che ha bisogno di essere vuotato, di venire rovesciato a terra con tutto il suo contenuto. Solo così Cristo potrà riempirlo. Egli non vi propone soluzioni facili, ma vi offre la pienezza di vita. Vi richiama a quei valori che nessuno potrà togliervi. Vuole colmare i vostri zaini con la sua amicizia, con la sua presenza, con la sua pace. Sappiate che Gesù è accanto a voi e non vi abbandona mai, anche quando tutto sembra crollare, quando la prova diventa sempre più dura e all’apparenza non si vedono vie d’uscita. Portatelo nelle vostre case, nelle vostre comunità, nei luoghi quotidiani, dalla scuola alla palestra, dal posto di lavoro alla parrocchia.

Seguite l’esempio di San Gabriele dell’Addolorata, che si è fidato e ha accolto l’invito del Signore. Lo ha fatto mettendosi alla scuola di san Paolo della Croce, scegliendo di condividere la sua spiritualità, improntata a vivere con fedeltà il Vangelo e ad annunziare la potenza salvifica della Croce a tutti i fratelli. San Gabriele con la sua esistenza ha reso tangibile quanto la Passione di Cristo sia veramente la forza che sostiene la Chiesa e il cammino di ogni uomo. Ha scoperto che la contemplazione della Passione è il miglior modo per comprendere fino a che punto il Signore ami le sue creature. Nessuno potrà mai dubitare che quel Cuore trafitto sulla Croce sia diventato per noi una sorgente di vita. Da quella ferita giunge a noi la misericordia.

San Gabriele è un modello anche per la carità mostrata verso i confratelli e per quanti incrociava sul suo cammino. Egli si è fatto samaritano per tanti bisognosi, si è chinato a fasciare le loro ferite e ha rischiarato con la luce dell’amore l’ambiente in cui viveva. Annunciare Cristo Crocifisso è, infatti, condividere con gli altri il tesoro inesauribile della sua misericordia, ma anche farsi compagno di viaggio, piantare la tenda dove qualcuno soffre, è solo e ha bisogno di solidarietà.

Soprattutto, abbiate a cuore il rispetto della dignità umana, perché anche nell’ultimo dei fratelli si trova il riflesso del Volto di Cristo. Riconoscere il valore di ogni vita umana è sempre stato al centro delle attenzioni del Santo che ha cercato di tutelare il bene degli altri, in particolare quello spirituale. Infatti, ha preferito addossarsi su di sé l’iniquità degli altri, perché il peccato non li allontanasse irrimediabilmente da Dio. Come l’Apostolo Paolo, nella lettera ai Filippesi che abbiamo prima ascoltato, ha lasciato tutto per conoscere Cristo, “la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze”.

Cari giovani, vi siete sentiti interpellati da Cristo e vi siete messi in cammino, come Abramo di cui ci parla la prima lettura, per venire alla Tendopoli. Cosa vi ha spinto a compiere questo pellegrinaggio? Cosa cercate? In fondo, sperate di trovare la vera felicità. Il cammino esteriore, infatti, non è altro che il riflesso di quello interiore. Il credente è homo viator, uomo in viaggio verso Dio. Perché quindi vi riunite ogni anno intorno a questo Santuario? Perché sapete che San Gabriele può comprendervi pienamente. E’ stato un giovane come voi, alla ricerca di qualcosa di più profondo, con l’energia e la vitalità tipiche della vostra età. Egli vi ha preceduto e ha scoperto che l’amicizia con Gesù è il bene più prezioso per l’uomo. Anche a lui, come al tale di cui parla Marco nel suo Vangelo, Gesù chiese di lasciare tutto e di diventare suo discepolo. Gabriele ha risposto con entusiasmo e ha avuto il coraggio di scommettere la vita su Cristo, accogliendo il dono della vocazione come una sorgente di gioia. A questo proposito, è interessante ricordare quanto scrisse ai familiari dal noviziato dei Passionisti: “La mia vita è una continua gioia; la contentezza che provo dentro queste sacre mura è quasi indicibile; le 24 ore della giornata mi sembrano 24 brevi istanti; davvero la mia vita è piena di gioia”. Ecco, la presenza di Gesù porta la gioia, quella letizia di cui parla Papa Francesco nella Evangelii Gaudium: La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia” (n. 1). Una gioia che diventa contagiosa, una gioia che attrae!

Non confondiamo la felicità con un divano, riprendendo l’efficace immagine usata dal Papa durante la Veglia della Giornata Mondiale della Gioventú: Sì, credere che per essere felici abbiamo bisogno di un buon divano. Un divano che ci aiuti a stare comodi, tranquilli, ben sicuri. Un divano, come quelli che ci sono adesso, moderni, con massaggi per dormire inclusi, che ci garantiscano ore di tranquillità per trasferirci nel mondo dei videogiochi e passare ore di fronte al computer. Un divano contro ogni tipo di dolore e timore. Un divano che ci faccia stare chiusi in casa senza affaticarci né preoccuparci. La “divano-felicità” è probabilmente la paralisi silenziosa che ci può rovinare di più, che può rovinare di più la gioventù”.

Questo è il messaggio che questa Tendopoli vi lascia: aprirsi alla misericordia di Dio, lasciarsi avvolgere dalla misericordia di Dio, sperimentare la misericordia di Dio e diventare strumenti di misericordia, perché solo allora troverete la vera felicità che nessuno potrà mai sottrarvi.

Come i viandanti nel deserto che si orientano con le stelle, anche voi guardate a Maria, la Stella del mattino, la Madre della misericordia. E’ Lei che ha accompagnato il nostro Santo passo dopo passo ed è diventata il suo grande amore dopo Cristo. Come Ella ricoprì un ruolo fondamentale nella vita di Gabriele, così sia per voi. Guardatela come perfetta discepola di Cristo, in ascolto continuo della sua Parola e della sua volontà. Siate come Lei, attenti a individuare i messaggi che Dio vi invia lungo lo scorrere del giorno. Non lasciatevi sfuggire i segnali che la Provvidenza dissemina lungo le vostre strade.

Avete compiuto proprio oggi l’esperienza della marcia gli uni accanto agli altri. La solidarietà e i legami di amicizia che si creano in queste situazioni devono continuare a caratterizzare le vostre vite una volta che la Tendopoli sia conclusa. Non tornate alla vostra routine quotidiana senza che queste giornate di condivisione fraterna, di riflessione e di festa non lascino una traccia. La comunione tra voi vi sostenga e vi accompagni sempre. In questo percorso vi sia di aiuto una bussola fondamentale: la Parola di Dio. Senza di essa il cammino diventa difficile, tortuoso, incerto. Al contrario, la Parola di Dio è come un raggio di luce che illumina e alimenta le nostre attese. Non manchi mai una Bibbia nei vostri zaini. Sia come una torcia che deve rischiararvi nell’oscurità. Lasciate che la Parola di Dio parli al vostro cuore, perché in essa troverete la fonte della vita e la risposta alle vostre domande.

Lasciatevi toccare dalla sua misericordia senza limiti per diventare a vostra volta apostoli della misericordia mediante le opere, le parole e la preghiera, nel nostro mondo ferito dall’egoismo, dall’odio, e da tanta disperazione (Messaggio …)

Così sia.

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