Le interviste a Maria Urbani Scaglione, mamma del premio Nobel Carlo Urbani, e a Onorio e Emanuela Forti, una coppia di giovani sposi tendopolisti

Maria Urbani Scaglione

Ascoltando la sua testimonianza mi è venuta in mente l’immagine di Maria sotto la croce che segue e accetta la scelta del figlio, lei come ha vissuto la scelta di Carlo? Ci ha detto che avrebbe preferito per lui una vita più tranquilla, magari vicino a lei a Macerata; ma quante volte in cuor suo a ringraziato Dio per la scelta di suo figlio?

Non vorrei essere fraitesa, non intendevo dire che avrei preferito la vita in ospedale… ho sempre seguito amorevolmente lo svolgersi dei vari progetti di vita di Carlo, segnati da momenti di grande commozione, di paura, di lacrime, di insoddisfazione, di orgoglio. Avrei parlato sempre di Carlo quando era in vita, ma la sua riservatezza e modestia mi hanno sempre frenato; adesso parlo di lui,ma ne sono sempre stata estremamente orgoliosa, lo percepivo quando si chiacchierava in famiglia affrontando discorsi profondi ed intensi, sono orgogliosa di lui e dei sogni che ha seguito fino alla fine e ringrazio Dio per aveglieli messi nel cuore.

Si era accorta sin da quando Carlo era piccolo dei suoi sogni, dei suoi forti ideali, di questa sua volontà di spiccare il volo come un’aquila che sfreccia ad alta quota, oppure tutto si è manifestato gradualmente con la sua crescita?

Ho notato sin dalla sua infanzia la predisposizione a stare tra la gente, sia con gli amici che in parrocchia. Forte era la sua grande voglia di mettersi al servizio sin da piccolo, testimoniata in una sua lettera in cui ricordava le sue corse in sacrestia per potersi accaparrare un posto da chierichetto, ma anche nei giochi con i coetanei e nella sua successiva capacità di organizzare e gestire incontri con quei giovani che poi portava in campeggio emergeva questa sua vocazione all’altro. I suoi orizzonti col crescere aumentavano diventavano sempre più vasti e lontani, sospinti dalla sua mente, dalla sua umanità ma soprattutto dal suo cuore sempre aperto e disponibile con gli ultimi.

Onorio e Emanuela Forti

Onorio e Emanuela: due tendopolisti che raccontano la loro esperienza da ragazzi tendopolisti a coppia. Come è iniziata la vostra avventura in Tend?

Siamo venuti in Tendopoli per cercare Cristo e poi le amicizie e l’amore. Il nostro amore è nato per caso all’interno del nostro gruppo parrocchiale.

Quali strumenti consigliereste ai tendopolisti più giovani?

L’utilizzo di strumenti importanti come l’eucarestia, la riconciliazione e la preghiera. Solo con questi strumenti si può vivere e sentire Dio all’interno del nostro rapporto di coppia ma anche e soprattutto nella nostra vita personale. Altra cosa è la capacità di comunicare , ascoltando le persone che ci sono dinanzi. Infine l’accoglienza è un elemento importante cioè la capacità di non chiudersi in se stessi, essere vicini agli altri per essere vicini a se stessi.

Durante la relazione parlavate del valore dell’attesa.

Saper attendere significa non capire sempre ciò che ci sta accadendo. L’amore tra fidanzati va rieducato a questa affettività pura, celebrare un matrimonio dove tutto è già stato consumato non ha senso… è chiedere una benedizione a Dio per quello che ci è già stato, per il passato. Bisogna saper vedere la vetta raggiungerla e essere capaci di vedere davanti un’altra vetta ancora più alta.

E come deve essere strutturato un rapporto con i propri genitori?

I figli devono essere i primi educatori dei genitori. I figli devono vivere dentro la famiglia ed essere per i genitori il primo strumento educativo e di crescita