Il tema dominante di questa domenica è la luce. L’intero contenuto della storia si coglie già all’inizio del brano  evangelico quando Gesù dice “Finchè io sono nel mondo, sono la luce del mondo”. Questo è Gesù per noi, la Luce che apre la nostra esistenza e la fa sovrabbondare di valore. La nutre di colore e di bellezza. E’ Lui che ci dona la Luce della fede. Tutti all’inizio siamo come il cieco. Con l'annuncio del Kerygma dalla Chiesa e per la Chiesa possiamo finalmente vedere. Il battesimo si pone come culmine e come incipit di questo cammino. Culmine perché il battesimo dona finalmente la luce e la sua pienezza.

Incipit perché il cammino di illuminazione, che è di conversione, non è mai terminato. La realtà di Dio e la sua ricchezza è tutta donata nel battesimo ma se noi non collaboriamo costantemente e con fatica a questo dono viviamo nella “stanza della vita” come se fosse buia. Accendiamo di tanto in tanto una fiammella, vediamo qualche oggetto, talvolta qualche volto e i suoi contorni, ma finché non accendiamo tutta la luce della grazia nel cuore non vediamo e vediamo male. Il vedere male condiziona tutta la nostra vita di relazione con Dio, con noi stessi, con i fratelli, con il nostro cammino vocazionale.

La cecità diventa talvolta struttura, superbia, orgoglio, durezza di cuore, rabbia e senso di colpa. Il vedere poco e male obnubila le scelte, le posizioni del cuore, i cammini, i gesti, le intenzioni. Ecco perché il dono della luce va chiesto costantemente, va sudato, va conquistato, va custodito. Il dono di Scienza dello Spirito è la Luce profonda che illumina e fa vedere con lo Spirito, fa co-intuire con lo Spirito. Alla luce di Dio vediamo la luce. Alla luce di Dio vediamo. E questa luce non è solo per l'intelletto ma piuttosto per le midolla del nostro cuore. Nelle nostre scelte, nella volontà, nella radicalità della sequela. Tutta la luce ci è data con il battesimo ma non tutta la luce viene da noi colta. Pertanto principio del cammino è riconoscere di essere ciechi bisognosi di luce. Quella luce che solo Dio dà e che passa o mi viene confermata solo dalla Chiesa. Al di fuori non c'è illuminazione ma una schiavitù sottile con parvenza di chiarore. Al di fuori la luce non fa vedere, non fa essere reali ma deforma i contorni e il reale. Al contrario Cristo, Dio, Luce da Luce, restituisce alla realtà la sua bellezza, anche quando è coperta dalla miseria e dal peccato, dal dolore e dalla sofferenza. Cristo è Luce ed è calore che scalda inalmente il cuore.

L'opportunità della penitenza quaresimale è il cammino che custodisce la Luce. Prezioso e risolutivo l’accesso alla grazia della confessione. Prezioso il costante cammino in una direzione spirituale sistematica. Ineludibile il “gorgogliare” della Parola nella nostra vita e nel nostro quotidiano.

Sponsale il ricevere il vero corpo e il vero sangue di Gesù nella comunione eucaristca. Come fiamma che illumina e arde dal di dentro e tutto svela e guarisce e tutto compone e riordina.

Paolo Curtaz