Carissimi Tendopolisti, celebrare la festa del fondatore San Paolo della Croce è vivere e testimoniare l’appartenenza. Viviamola nella preghiera e nella fede in comunione con tutta la famiglia passionista meditando la lettera inviataci  dal P. Generale.

MESSAGGIO ALLA FAMIGLIA PASSIONISTA
PER LA FESTA DI SAN PAOLO DELLA CROCE
19 ottobre 2017

Miei cari fratelli, sorelle e amici della Famiglia Passionista, saluti di gioia e pace da Roma, nella Passione di Gesù, nostra SPERANZA!

Celebrando la festa di San Paolo della Croce in quest’anno, che segna il 150° anniversario della sua canonizzazione, ci sentiamo incoraggiati dalla forza d’animo di questo Santo, ancora viva tra noi, che ci esorta a seguire la chiamata alla santità che egli scoprì nel fare me moria della Passione di Gesù: “la strada più breve alla perfezione”. Riconosciamo e celebriamo la santità di Paolo Danei, il quale ha scoperto il segreto della vita vera e la strada per giungere al cuore compassionevole e misericordioso di Dio, “la perla di grande valore”, nella Passione di Gesù: “la più grande e stupenda opera dell’amore di Dio”.

Nella mia Lettera Circolare, indirizzata alla Famiglia Passionista, per ricordare questo anniversario, che cadeva il 29 giugno, ho
espresso la speranza che questo evento potesse diventare un tempo di arricchimento per tutti noi, sia come individui sia come comunità, “per concentrarsi sul pensiero e sul cuore del nostro Fondatore e investigare a fondo la sua visione della congregazione e della sua missione, alla luce dei tempi presenti”. Davvero “i tempi presenti” sono segnati da oscurità e pena! Il
mondo continua a fare esperienza di così tanta sofferenza: guerre, odio, discriminazioni, negazione dei diritti umani e della libertà, ter rorismo, uccisioni indiscriminate, disastri naturali. Molto più ci tor-nano subito alla memoria, in questo momento, alcuni eventi: la sparatoria insensata avvenuta a Las Vegas, l’inimmaginabile distruzione causata dagli uragani, le alluvioni, i terremoti e le frane; la persecuzione della popolazione Rohingya in Myanmar e altre casi di persone rifugiate o profughi; la lotta per l’autodeterminazione della Catalogna e del Kurdistan; le discriminazioni raziali e la promozione dell’odio
da parte dei suprematisti bianchi negli USA…

Chiedo a me stesso: Cosa avrebbe pensato, cosa avrebbe provato, il Fondatore in questi nostri tempi? Di fatto, sembrerebbe che i
nostri tempi non sono affatto molto diversi dai tempi in cui visse il Fondatore.  Anche lui, infatti, a suo tempo fece esperienza di guerre e dominazioni di potenze straniere, di paure e illegalità, di malattie ecambiamenti climatici, della tirannia della distanza esistenziale e della emarginazione delle persone, dell’ingiusta distanza tra ricchi e poveri. Eppure, Paolo della Croce era convinto allora, e lo sarebbe ugualmente anche adesso, che è nella passione di Gesù che si può trovare un senso e vedere la possibilità di un futuro rinnovato. Fu proprio lì, nella passione di Gesù, che egli trovò la SPERANZA per immaginare e guardare alla vita in modo differente!

“Discernendo acutamente i mali del suo tempo. proclamò con insistenza che la Passione di Gesù, la più grande e
stupenda opera del divino amore, ne è il rimedio più efficace” (Cost. n. 1). Quindi, quale sarà la nostra proposta e la nostra risposta come Passionisti in risposta ai tempi presenti? Come passionisti di oggi, la nostra proposta è “ricordare e mantenere viva la memoria della passione di Gesù” e la nostra missione è chiara: “Ci studiamo di prendere parte alle tribolazioni degli uomini, specialmente dei poveri e degli abbandonati, e di confortarli sollevandoli dalle loro sofferenze. Con la potenza della Croce, sapienza di Dio, tendiamo con ardore ad illuminare e a rimuovere le cause dei mali che affliggono gli uomini. Per questo la nostra missione è diretta alla evangelizzazione mediante il ministero della parola della Croce” (Cost. n. 3).

Come predicatori e comunicatori: Qual è il messaggio che possiamo offrire … a coloro che hanno perso tutto (i propri cari e le proprie proprietà) e devono ricominciare la propria vita di nuovo dal nulla; a coloro che vivono prigionieri della paura; a coloro che porteranno con sé per sempre cicatrici e ferite nella propria psiche; a coloro la cui dignità è impoverita; a coloro che hanno perso la fede e la speranza e non vedono alcuna luce alla fine del tunnel? Il nostro messaggio deve affondare le proprie radici nel carisma della “memoria passionis”, che è forza dirompente, energia dinamica e stupendo dono dello Spirito, che si fonda su Gesù crocifisso e risorto, la nostra Speranza! Noi crediamo che la vita di Cristo – la sua passione, morte e risurrezione – dà senso alla nostra stessa vita. La fede in Gesù ci dona la fiducia per affrontare il futuro, senza curarci di quanto cupi possano sembra certi giorni o alcuni problemi. Poiché, alla fin fine, la nostra fede e la nostra speranza riposa sul fatto che Gesù ha già ottenuto per noi la salvezza e la gioia che essa porta con sé.

Nella sua enciclica Spe Salvi (Salvati dalla Speranza), Papa Benedetto XVI affermò che “un segno distintivo dei cristiani (dei seguaci di Gesù Cristo) è nel fatto che essi hanno un futuro”. Loro non conoscono i dettagli di tale futuro, ma sanno che “la loro vita non terminerà nel vuoto”. Papa Benedetto ci ricorda che la virtù della speranza ci rende capaci di affrontare i pesi della vita quotidiana – non importa quanto essi siano pesanti. La speranza è la virtù che ci preserva dallo scoraggiamento nell’affrontare le paure e le sfide della vita. La speranza reindirizza i nostri cuori stanchi e affaticati verso Dio, aprendoli all’attesa della felicità eterna con Lui.

Viviamo il nostro carisma come profeti di speranza, con una sincera convinzione nelle cose che predichiamo, perché Dio è il vero cuore e il vero centro della nostra vita. Come passionisti del tempo presente, la nostra missione deve riflettere una spiritualità ricca di speranza, quella di chi si arrende e si affida nelle mani di Colui che ci ha chiamati a proclamare il vangelo della passione di Gesù come manifestazione dell’amore illimitato e sconfinato di Dio. Per dirlo con le parole di San Paolo della Croce: “La passione è la più grande e stupenda opera dell’amore di Dio”. Questa è la Buona Notizia della speranza e della vita, che ci apre possibilità di guarigione, di speranza e di rinnovamento del futuro. Questo è il modo con cui noi “evangelizzeremo gli altri con la Parola della croce”.

Parlando della vocazione ad essere missionari della speranza, Papa Francesco ha detto recentemente: “rallegriamoci del potere salvifico di Dio (rivelato sulla croce), non perdiamoci mai d’animo, e aiutiamo gli altri a guardare al futuro con fiducia”.
Possa Maria, la Madre della Santa Speranza, accompagnarci nel vivere con gioia la nostra vocazione; e, per l’intercessione di San
Paolo della Croce, prego perché ci sia un continuo e fedele ricordo di ciò che egli desiderava, e cioè che “ la passione di Gesù sia sempre nei nostri cuori ”.

BUONA FESTA A TUTTI!
Fraternamente,
P. Joachim Rego, C.P.
Superiore Generale.